Giovedì 19 Dicembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Giancarlo Giannini: "Quella volta che diedi uno schiaffo ad Alain Delon, ma per affetto"

Il ricordo dell’attore: “Era un selvaggio ma di gran cuore. Sul set di ’La prima notte di quiete’ fu un gigante"

Roma, 19 agosto 2024 – Raggiungiamo Giancarlo Giannini al telefono. "La disturbo per…". "Lo so, perché chiama. Sto preparando gli spaghettini al pesto, abbasso il fuoco e parliamo". Arriva, dopo un secondo.

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"Era un selvaggio, Alain (Alain Delon moto ieri a 88 anni). Ma anche un uomo molto generoso, e quando voleva, molto gentile. Era l’uomo più bello del mondo, ma non tutti si sono accorti che era anche un bravo attore. Era un uomo coraggioso, era andato a combattere in Indocina a diciotto anni. Era uno che affrontava la vita. Certo, il carattere non era semplice. Ma con me è sempre stato affettuoso". Insieme, Giannini e Delon hanno recitato ne La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Era il 1972, e i primi due nomi nei titoli di testa erano i loro. Giannini era un giovane medico. Delon il docente anticonformista arrivato in un liceo di Rimini. Se ne andava in giro per il lungomare d’inverno, in una Rimini pochissimo felliniana, con le mani in tasca, la sigaretta all’angolo della bocca. E un cappotto di cammello beige, diventato l’emblema stesso del film. Iconico, si direbbe oggi. Giancarlo, come ricorda Alain Delon?

"Un grande professionista, uno che amava e rispettava il suo lavoro. Un piccolo esempio: dovevo fare un primo piano, rispondere a una sua battuta. Di solito, non serve che l’altro attore sia presente. Ma Alain venne di corsa, dicendo: ‘Quando c’è Giancarlo, io devo essere presente! La battuta gliela do io, non un assistente’". Come è stato il rapporto fra voi due nel film? Lui più grande di sette anni, già una star assoluta, lei più giovane e in grande ascesa…

"Alain con me è stato sempre gentile, affettuoso, generoso. Voleva farmi fare il seguito di Borsalino , che era stato un enorme successo, nel ruolo che era stato di Jean-Paul Belmondo".

E che cosa successe? "Mi mandò un aereo privato, per andare a Parigi a discuterne! Io ci andai, ma solo per dirgli “No, grazie“. Non sarebbe stato possibile replicare quel successo. Poi il film fu fatto, ma non con me".

Vi siete ritrovati, in seguito? "Molte altre volte, in mille festival. Anche in America del Sud. Una volta, mi ha invitato a fare una vacanza nella sua villa, ad Aix en Provence. Era un uomo gentile. Ma una volta gli diedi uno schiaffo"

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 Come, uno schiaffo? "Perché sul set di quel film, La prima notte di quiete, mentre tutto andava bene fra noi, c’era tensione fra Alain e Zurlini. Alain trattava Zurlini con una certa sufficienza, sembrava non essersi accorto di quale grande regista avesse di fronte. Si presentava tardissimo sul set: a un ennesimo suo ritardo, persi la pazienza, e gli mollai uno schiaffo. Per l’affetto che provavo verso Valerio: mi sanguinava il cuore a vederlo snobbato".

Gli chiese perché non si trovassero, loro due? "Sì, glielo chiesi anni dopo, davanti a un whisky, ad Aix en Provence. Mi disse semplicemente: ‘Questione di pelle’. Non indagai oltre".

Litigarono spesso, durante le riprese di quel film, Delon e Zurlini. "Ma Delon fece ugualmente uno splendido lavoro: amò il suo personaggio, e per tutto il tempo della lavorazione si tenne stretto quel cappotto di cammello. Che era un abito personale di Valerio! Fui io a suggerirgli di vestire Alain con quel cappotto".

Un cappotto che anticipa, quasi identico, quello di Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi. Altri tempi, altro cinema, altri cappotti.