Il surriscaldamento globale, dovuto ai radicali cambiamenti climatici in atto, sta modificando la topografia delle città e innestando quello che Jesse Keenan, della Graduate School of Design di Harvard, ha definito "climate gentrification", cioè gentrificazione climatica. Si tratta di un fenomeno che premia i più ricchi a danno di coloro che hanno minori possibilità economiche.
LA GENTRIFICAZIONE CLIMATICA
Il termine gentrificazione viene utilizzato da anni, in ambito sociologico, per indicare la trasformazione di un quartiere popolare in una zona abitativa di prestigio, con il conseguente innalzamento dei prezzi delle abitazioni e il cambiamento della composizione sociale degli abitanti.
Jesse Keenan è partito da questo concetto per identificare un tipo differente di gentrificazione, quello cioè che non è motivato dalla presenza di servizi bensì dall'assenza di rischi connessi con il surriscaldamento globale. Ha così coniato il termine "climate gentrification", successivamente adottato da molti studiosi.
I CASI DI MIAMI E LOS ANGELES
Dice Keenan che la gentrificazione climatica sta succedendo a Miami, a causa dell'innalzamento del livello dell'oceano, e recentemente anche a Los Angeles, questa volta a causa degli incendi: coloro che abitano sulle prestigiose colline cittadine e hanno un grande potere d'acquisto, stanno lentamente decidendo di andare a vivere in luoghi meno soggetti al rischio, e meno onerosi in termini di assicurazioni.
Il risultato è che stanno spostandosi in quartieri che prima non prendevano in considerazione e che sono prevalentemente abitati da esponenti della classe lavoratrice e della comunità afroamericana. Così facendo, però, provocano un innalzamento dei prezzi delle case e dei servizi che va a svantaggio dei tradizionali abitanti.
Secondo un articolo pubblicato sul giornale britannico Guardian, a firma di Oliver Milman, un simile fenomeno sta accadendo anche a Phoenix, in Arizona, e il problema è sempre lo stesso: i più ricchi possono affrontare un ricollocamento abitativo, i meno abbienti invece ne pagano le conseguenze.
SPOSTAMENTI PICCOLI E GRANDI
In linea di massima la gentrificazione climatica è avvenuta entro pochi chilometri. La motivazione è intuibile: chi cambia casa preferisce restare nella sua zona in modo da non essere obbligato a modificare radicalmente la propria routine lavorativa e la propria rete sociale.
Sempre Keenan, però, citato in un articolo del Daily Beast, predice un ulteriore evoluzione del fenomeno. Tra non molto, e dando per scontato che la politica non saprà affrontare l'emergenza climatica, chi potrà permetterselo inizierà a trasferirsi sempre più a nord degli Stati Uniti, dove troverà condizioni meno critiche rispetto a quelle degli stati meridionali, piagati da temperature sempre più alte, da super tempeste e da incendi incontrollati: "La domanda è: dove ci sarà acqua potabile? Dove maggiore sicurezza? E dove un'economia e un clima culturale all'interno del quale riposizionarsi?".
IL PROBLEMA DI WASHINGTON D.C.
Inoltre, semplicemente andare verso Nord potrebbe non bastare: Keenan cita l'esempio della capitale degli Stati Uniti, Washington D.C. e dice che "per lei non c'è speranza, è costruita su una palude e sta affondando rapidamente, mentre sta arrivando un innalzamento del livello del mare".
Fa impressione pensare a un'intera città, sede del governo di una delle nazioni più potenti al mondo, che diventa inabitabile perché coloro che quel governo gestiscono e hanno gestito non sono intervenuti efficacemente sui cambiamenti climatici. Fa impressione, ma, stando alle parole di Jesse Keenan, è la realtà che dovremo affrontare tra non molto tempo. E a pagarne le conseguenze peggiori saranno i più poveri.
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