di Sandro Neri
Diciamolo subito: chi conosce e ama la musica dei Genesis non può che augurarsi che l’impenetrabile tastierista Tony Banks, avviato in gran segreto il lavoro di ricerca e recupero di tesori nascosti negli archivi, sia abbastanza generoso da proseguire con l’opera, riportando alla luce quanto di prezioso resta da consegnare ai fan. Bbc Broadcasts, il cofanetto da 5 cd e 3 Lp in uscita domani, è un assaggio, con i suoi 53 brani (24 nella versione in vinile), dell’enorme potenziale ancora a disposizione negli scaffali della tv inglese. Un estratto dal corposo album di famiglia che rivela, a flash, uno spaccato della frastagliata storia del gruppo di Peter Gabriel, Phil Collins, Mike Rutherford, Steve Hackett e Tony Banks (ma fa capolino persino Anthony Phillips, il chitarrista degli inizi). E che immortala alcuni passaggi, in buona parte già noti, della lunga avventura musicale, evidenziando la diversità delle epoche sullo sfondo e delle formazioni sul palco. Riprese in cornici e momenti diversi, dagli esordi di Trespass fino alla parentesi (1998) con Ray Wilson alla voce, quasi ad anticipare con il fascino di quelle atmosfere il ritorno di Gabriel con un album di inediti (io) e una serie di concerti che lo porterà anche in Italia (il 20 maggio a Verona e il 21 Milano) e poi quello di Hackett. Il chitarrista, dal 1977 fuori dalla band, sarà di nuovo in Italia con sei date in calendario – il 6 luglio a Brescia (Arena Campo Marte), il 7 a Pistoia (Piazza Duomo), l’8 a Ostia Antica (Teatro Romano), il 10 a Caserta (Belvedere di San Leucio), il 12 a Ferrara (piazza Trento Trieste) e il 13 a Palmanova (piazza Grande) – e un repertorio molto ispirato alla nostalgia. Con i cinquant’anni dell’album Foxtrot a fare da padrone e l’immarcescibile formula Genesis Revisited a garantire l’effetto onorico dell’immersione nel passato.
Curato da Banks insieme allo storico sound engineer e produttore Nick Davis, Bbc Broadcasts – sulla falsariga di quanto già tentato dai Led Zeppelin e dai Pink Floyd – riavvolge il nastro della memoria riportandola ad alcuni dei momenti più epici della suggestiva musica dei Genesis. Evocativa per definizione e per struttura e stavolta, se possibile, ancora di più per effetto delle atmosfere, lontane nel tempo, delle primissime incisioni (1970) nei già leggendari studi della Bbc. Dal programma Night Ride, attraverso gli scorci prog delle John Peel Sessions del 1972 – anno dei primi successi italiani del gruppo – fino al crocevia del 1975, l’anno dell’abbandono da parte di Gabriel e di questa Watcher Of The Sky (registrata alla Wembley Empire Pool) che precede di poco l’ultima sua apparizione in concerto con la band.
Poi una manciata di brani dal Festival di Knebworth edizione 1978, quando ad applaudire i Genesis, ormai ridotti solo in tre, accorsero 100.000 persone, abbagliate dai fasci luminosi proiettati dagli specchi esagonali montati sul palco. E, ancora, il concerto del 1980 al Lyceum di Londra, durante i trionfi di Duke e la consacrazione del trio nell’Olimpo della pop music, e quello del 1987 alla Wembley Arena, già pubblicato su dvd ma mai in versione audio. Infine un altro Knebworth, stavolta del 1992, e tre brani registrati nel 1998, senza Phil Collins.
Definitivamente conclusa (con il concerto del 26 marzo 2022 a Londra e i problemi di salute di Collins) l’epopea dei Genesis, il viaggio prosegue ormai solo nel tempo. Distillando gocce di un passato glorioso, suggellato da 100 milioni di album venduti nel mondo e periodiche pubblicazioni antologiche. Quanto basta per solleticare l’appetito del popolo del prog, rimasto fedele per oltre 50 anni. E chissà quanto disposto ad aspettare ancora che Banks – o chi per lui – snoccioli, finalmente, le perle più preziose.