Giovedì 31 Ottobre 2024

Game of Thrones: ecco come ha cambiato le serie TV

Anche dopo la fine della stagione 8 la serie tratta dai romanzi di George R. R. Martin influenzerà a lungo il futuro della televisione

Foto: HBO

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Nella notte fra domenica 14 e lunedì 15 aprile è andata in onda la prima puntata dell'ottava e ultima stagione di 'Game of Thrones' ('Il Trono di Spade'), una serie TV capace di riscrivere la storia della televisione e di cambiare per sempre il panorama delle produzioni mondiali: la sua influenza si farà sentire anche una volta terminata la stagione 8 e per almeno quattro motivi. 1) IL SUCCESSO DI UNA SERIE TV FANTASY In termini di ascolti e premi vinti 'Game of Thrones' ha sancito senza ombra di dubbio che il pubblico mondiale è più che disponibile nei confronti del genere fantasy: prima che i romanzi di George R. R. Martin fossero adattati per il mezzo televisivo, pochi produttori avrebbero investito su storie ambientate in un medioevo con draghi e incantesimi. Ora abbiamo Amazon che spenderà una fortuna per realizzare la serie TV del 'Signore degli Anelli', mentre show come 'Vikings' e 'The Last Kingdom' hanno ampiamente preso nota della lezione del 'Trono di Spade', inglobandola per quanto possibile nei loro format. 2) LE FIGURE FEMMINILI Se nelle prime puntate di 'Game of Thrones' poteva legittimamente sembrare che le donne servissero soprattutto a essere spogliate, nelle stagioni successive è invece emersa la tendenza a farne personaggi complessi, determinati, capaci di lottare con le unghie e con i denti per la loro condizione. Daenerys Targaryen, Sansa Stark e Ygritte, giusto per fare tre nomi, hanno fatto digerire come niente fosse temi evidentemente femministi a un pubblico, quello del fantasy, spesso poco sensibile a questo tipo di argomenti. 3) I PERSONAGGI PRIMA DI TUTTO Allargando poi lo sguardo a tutti gli umani messi in campo, maschi o femmine che fossero, risulta chiaro che la mossa vincente di questa serie TV è stata di portare in scena personaggi interessanti e sfaccettati, anche quando non si trattava dei protagonisti. Un esempio su tutti è quello della giovane Lyanna Mormont, che finora è rimasta in scena una manciata di minuti, ma che è stata tratteggiata in modo molto efficace ed è diventata una beniamina del pubblico. La lezione, per le future serie TV, è che draghi ed effetti speciali hanno un impatto molto maggiore se alla base della trama ci sono vicende ben raccontate. 4) MORIRE FACILE Il tragico destino di Ned Stark è stato uno dei momenti più importanti per l'intera saga di 'Game of Thrones': l'idea che un protagonista potesse essere liquidato senza tante cerimonie ha sostanzialmente rotto la regola non scritta in base alla quale certi personaggi sono destinati a sopravvivere, non importa ciò che accade loro. Da qui in avanti gli spettatori hanno assistito a ogni successivo episodio sapendo che nessuno era davvero al sicuro. Per quanto questa sia la lezione più difficile da fare propria, in vista di futuri show televisivi, è però innegabile che la rottura del cliché sulla sostanziale immortalità dei protagonisti ha rivelato come mai è spesso difficile fare appassionare gli spettatori a vicende tragiche: di fatto, nessuno si aspetta che i loro beniamini muoiano. 'Game of Thrones' ha in sostanza detto: o li uccidi sul serio, oppure non li metti in situazioni difficili per poi trattarli come dei miracolati. Leggi anche: - Game of Thrones, chi sopravviverà? La scienza risponde - Game of Thrones: HBO annuncia il documentario - I tre scarafaggi chiamati come i draghi di Game of Thrones