"Ricordo l’odore d’ottobre del mosto, quello del lambrusco, di quando dopo l’estate trascorsa a Pàvana scendevo dai nonni a Carpi. Lo trovi a Modena su tutte le tavole e alora tutte le famiglie lo facevano in casa". Sono i ricordi di Francesco Guccini. "Profumi vinosi, intensi, che ritrovai a Bologna, dove faceva il vino in casa anche il mio vicino, un pensionato a cui poi dedicai una canzone. Francesco Guccini è anche un attento gourmet che figura tra i primi firmatari del manifesto Slow Food. Nelle sue canzoni non è difficile incontrare calici di vino e osterie, da L’Avvelenata a Canzone di notte, Canzone delle osterie di fuori porta a Canzone dei 12 mesi. La bottiglia che qualche volta faceva capolino sul palco durante i concerti: "erano pochi sorsi di Sangiovese che ci concedevamo per schiarirci la gola, attenti a non perdere la concentrazione". Il Lambrusco è una delle due cose che gli sono rimaste di Modena (dove è nato nel ’40) oltre all’accento, mentre è a Bologna dove si è trasferito nel ‘60 che ha scoperto le osterie. "C’erano l’Osteria delle Dame, l’Osteria dei Poeti che esiste ancora, l’Osteria del Sole che è la più antica di Bologna, dove si arrivava con il cartoccino del salume e si ordinava un quartino di Albana. L’Osteria del Moretto, che noi chiamavamo Da
Gandolfi e ispirò ‘Canzone delle osterie di fuori porta’. Da Vito, dove conobbi Raffaella, mia moglie, e c’era
sempre Umberto Faedi detto Moschetto, un soprannome che gli aveva dato Lucio Dalla. Insieme a Bonvi andavo da Gianni Al Tinello di via dei Giudei, che collezionava i suoi disegni e aveva fatto un quadretto con il suo primo conto: ‘un brodo e 6 whisky’. Oggi vado da Danilo e Patrizia, per i tortellini in brodo di cappone al tartufo e la cotoletta alla Petroniana, oppure a Gaggio Montano per le zampanelle o dalla Lucia al Cacciatore di Castiglion Pepoli per i favolosi tortellini".
Ma qual è il suo calice preferito?: "Dipende da ciò che mangi. Con un brasato piemontese ci vuole il Barolo, ma con zampone e cotechino il Lambrusco è obbligatorio. Anche io ne apprezzo la freschezza e se una volta andavo sul Salamino di Santa
Croce, oggi prediligo il Grasparossa di Castelvetro".