
Flavio Manzoni, 60 anni, originario di Nuoro, architetto e designer della Ferrari dal 2010
Maranello, 17 marzo 2025 – L’uomo dei sogni abita in un palazzo dalle pareti di vetro nel cuore di Maranello. Dalla sua matita e dal lavoro del Centro Stile Ferrari nascono le auto più amate e desiderate del mondo. “Immaginiamo quello che non c’è e lo facciamo ogni giorno” spiega Flavio Manzoni, origini nuoresi, eleganza innata, 60 anni che sembrano almeno dieci di meno. Architetto e designer, è in Ferrari dal 2010 e fino ad oggi ha guidato e realizzato 69 progetti e ricevuto 114 premi, compresi i 4 Compassi d’oro che troneggiano nel suo studio pieno di luce: F12 Berlinetta (2014), FXX-K (2016), Monza SP1 (2020) e Purosangue (2024).
Dal suo appartato angolo di Sardegna avrebbe mai pensato di arrivare a disegnare le Ferrari?
“Quel mondo piccolo e discreto non mi ha impedito di coltivare la passione per le arti. Me l’ha trasmessa mio padre Giacomo, geometra e appassionato di design e di musica. Suonavo il pianoforte, dipingevo, scolpivo. E sulla grande terrazza disegnavo le auto dei miei sogni. Le radici sarde me le porto dentro, ne sono fiero, mi hanno aiutato lungo il percorso della vita”.
Poi un bel giorno i suoi disegni finirono improvvisamente su Autosprint...
“Avevo diciotto anni e uno zio, attraverso l’ingegner Giogio Piola, fece avere i miei disegni al settimanale. Eccola qui, la pagina di allora (la mostra con fierezza sullo smartphone ndr) con le mie immaginarie fuoriserie sotto il titolo ’Tre belve affascinanti’. Ero improvvisamente uscito dalla mia nicchia di provincia per aprirmi al mondo”.
Papà a parte, chi è stato il suo vero maestro?
“Roberto Segoni, professore di disegno industriale all’Università di Firenze: un grande maestro che non viene mai celebrato abbastanza per le sue qualità. È con lui che mi sono laureato con una tesi sulla Lancia. Avevo disegnato un’ammiraglia avveniristica dagli interni modulabili a 5 o 6 posti, ricavandone un modello di due metri in legno e vetroresina”.
Quindi l’approdo in Lancia fu quasi uno sbocco naturale...
“Ero affascinato da quel marchio che da sempre metteva lo stile al primo posto. E il progetto della Lancia Fulvia mi riempie ancora di orgoglio. Era l’auto perfetta per ridare vita a un brand glorioso. Fu una grande soddisfazione tenere a battesimo la Fulvia, gioia che mi fu negata per la nuova Fiat 500, destinata ad aprire un’epoca, perché mi era appena arrivata la chiamata da parte di Volkswagen”.
Nella sua storia personale c’è anche un lungo periodo vissuto a Wolfsburg.
“I tre anni trascorsi in Germania furono molto duri dal punto di vista umano per la lontananza dall’Italia. Ma l’esperienza professionale resta impagabile e ha prodotto modelli importanti come Scirocco, Golf 6, Golf 7 e la piccola Up. Crescere professionalmente nella scia di un grande come De Silva mi ha aiutato ad affinare le mie qualità”.
Come avvenne lo sbarco in Ferrari?
“Grazie a Luca di Montezemolo e all’ingegner Felisa che mi vollero ad ogni costo a Maranello. Ero schiacciato dal senso di responsabilità ma tornavo in Italia a disegnare le auto più amate del mondo. E in più avevo mano libera per la costruzione di un Centro Stile tutto mio, concepito nel 2010 e realizzato in tempi brevi”.
Come nasce una nuova Ferrari?
“Come sempre da un foglio bianco ma il design deve fare i conti con la meccanica e le esigenze aerodinamiche del modello. È un vero lavoro di squadra con gli uomini del Centro Stile che si confrontano quotidianamente con gli altri settori tecnici”.
Un artista ama i suoi capolavori: quali sono le sue Ferrari più amate?
“La Daytona ha un design che sposa classe e aggressività, la Monza è un capolavoro di curve dal fascino retro. Sono orgoglioso della 812 Superfast, davvero complicata da realizzare e adoro la nuova 12 cilindri, che mi piace vivere e guidare. Ha linea audace, una forte modernità ma è semplice e pura. Poi c’è la Purosangue, la prima Ferrari a quattro porte, una Coupé a ruote alte che rappresenta un archetipo del genere. Come lo sarà la prima Ferrari elettrica in arrivo nei prossimi mesi. Un progetto di cui non posso anticipare nulla”.
Nel lavoro del designer che ruolo può giocare l’intelligenza Artificiale?
“Nella fase iniziale di un progetto può dare una mano nella raccolta dei dati. I cinesi la usano per definire molti loto modelli che non brillano per identità e originalità. La Ferrari deve essere immediatamente riconoscibile, con una cifra stilistica molto precisa che esprime passione e slancio vitale. Nel dare forma al bello il cervello umano è imbattibile ”.
Lei vive fra Maranello, Firenze e il resto del mondo
“Il Centro Stile è la mia seconda casa. A Firenze ho la mia compagna, mio figlio Nicolas adolescente vive con me, mia figlia Claudia studia Design sistemico a Milano. Io mi diletto anche a suonare il pianoforte perfino in pubblico: è successo a Cagliari quando ho riproposto brani tratti da un concerto improvvisato di Keith Jarret. A casa ho uno Steinway da concerto di cui vado fiero e mio fratello è musicista di professione. In quel mondo piccolo di Nuoro, evidentemente, c’era tanta arte in circolazione. Provo a fonderla tutta ogni volta che disegno una nuova Ferrari, perché l’arte è il nesso fra invenzione e ispirazione”.