Combattente e disobbediente. Fiorella Mannoia torna venerdì prossimo con un album che porta già nel titolo Disobbedire la sua voglia di alzare la testa, di marciare in direzione ostinata e contraria senza timore di ritrovarsi dalla parte del torto. "Dalla parte del torto ci siamo tutti noi che muoviamo delle obiezioni sulle motivazioni delle guerre e veniamo ricoperti d’insulti sul web – dice – Il rischio di questo sistema è che il timore dell’offesa finisca per renda tutti dei codardi, senza più il coraggio di dire quel che si pensa. Se questo è l’andazzo, voglio stare altrove". Interpretato al fianco di Piero Pelù, Dalla parte del torto è uno dei nove brani di questa nuova fatica discografica dell’interprete romana, impreziosita dalla presenza pure di Francesca Michielin e Federica Abbate ne La storia non si deve ripetere e di Michele Bravi in Domani è primavera. Tutto, ovviamente, senza tralasciare il capitolo sanremese di Mariposa.
Fiorella, a che cosa disobbedisce più spesso?
"Al comune pensare. Sono sposata con un uomo molto più giovane di me e pure questa è una disobbedienza. Non ho mai prestato attenzione a quel che la gente poteva dire di me. E questa è un’altra disobbedienza".
Un album contromano.
"Ci stiamo avviando verso un mondo sempre più divisivo e vicino a quello raccontato da Neill Blomkamp col suo Elysium, film in cui l’élite che vive su una stazione orbitante attorno al pianeta e il resto dell’umanità che sgobba quaggiù per mantenerla. Chi ci rimette sono sempre gli ultimi, le vittime dei conflitti sono all’80% civili, a Gaza più della metà donne e bambini. Anche perché l’élite in guerra non ci va".
Nel singolo La storia non si deve ripetere utilizza le colorazioni vocali dell’autotune, come i rapper.
"Era quasi come se la scrittura del pezzo se lo chiamasse. Allora Carlo (Di Francesco, produttore esecutivo dell’album, oltre che suo marito - ndr) me l’ha proposto e iogli ho detto: mettiamolo. D’altronde fra i due… la vecchia so’ io".
Dopo il successo di Trump è cresciuta la convinzione che, politicamente, attori e cantanti non muovono niente.
"Da tanto tempo non muoviamo niente. È inutile andare sui palchi per sostenere questo o quello, tanto... Io non lo faccio più. Continuo a dire da che parte sto, ma lo faccio sui miei palchi, nei miei dischi. Dei politici non mi piace più nessuno".
Che impressione le ha fatto il mandato di cattura internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu?
"A Gaza è in atto un massacro e noi continuiamo a discutere se il termine genocidio è appropriato o no alla situazione. Anche se gli attacchi del 7 ottobre sono stati qualcosa di veramente terribile, siamo quasi a 50 mila morti e i palestinesi stanno pagando un prezzo troppo alto per quello che ‘non’ hanno commesso. Qualcosa bisogna pur fare: e se un organismo internazionale come la Cpi ha preso questa posizione, io l’appoggio".
Prossimi progetti?
"Mi piacerebbe incidere un secondo capitolo di Onda Tropicale focalizzato sulle canzoni sudamericane di lingua spagnola. Ho pure proposto un tour in coppia a Ivano Fossati, ma la voglia di palco non gli è ancora tornata. Comunque, con lui la corsia preferenziale c’è e, nel caso, hai visto mai?”