Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

“Diffamò Barbara D’Urso”, condannata Nike Rivelli, figlia di Ornella Muti

L’avvocato Marco Farina: “Il tribunale almeno in uno dei due casi ha dato ragione alla signora D’Urso. Il concetto è semplice: se vuoi criticare un modo di fare la tv, non te la prendi personalmente con la persona che conduce”

Il tribunale di Alessandria ha condannato Nike Rivelli, figlia di Ornella Muti, per diffamazione di Barbara D'Urso: dovrà pagare una multa da 800 euro

Il tribunale di Alessandria ha condannato Nike Rivelli, figlia di Ornella Muti, per diffamazione di Barbara D'Urso: dovrà pagare una multa da 800 euro

Alessandria, 20 settembre 2024 – Nike Rivelli, querelata da Barbara D’Urso per diffamazione aggravata, è stata condanna al pagamento di una multa da 800 euro dal tribunale di Alessandria.

Nike Rivelli, secondo l’accusa, in due video pubblicati sul proprio profilo Instagram nel 2019, usò espressioni tali da far intendere che il successo lavorativo della D’Urso fosse dovuto non tanto alle capacità professionali ma a favoritismi.

Le parole della difesa

La difesa di Nike Rivelli ha sempre sostenuto che quei video erano invece una critica ad un modello di televisione rappresentato dalla stessa D’Urso. Lettura rigettata dagli avvocati che hanno assistito Barbara D’Urso. Sottolinea Marco Farina, che ha collaborato con Salvatore Pino, al telefono con Quotidiano.net: “La querela di Barbara D’Urso ha voluto ristabilire verità e un limite di decenza a quel che si può scrivere in pubblico. Aspetteremo le motivazioni. Il tribunale almeno in uno dei due casi ha dato ragione alla signora D’Urso. Il concetto è semplice: se vuoi criticare un modo di fare la tv, non te la prendi personalmente con la persona che conduce”.

Diffamazione sulla Rete

La diffamazione attraverso la Rete, sottolinea il legale, “oggi è una pena solo pecuniaria. Per la Costituzjone, infatti, la pena detentiva non è legittima nei reati di opinione”.

Il giudice Maria Teresa Guaschino ha quindi condannato la Rivelli a una multa di 800 euro, riconoscendone le responsabilità limitatamente ad uno degli episodi contestati. Pena sospesa condizionata al pagamento della somma diffidata a titolo di provvisionale entro il termine di un anno dal passaggio in giudicato, e non menzione. Il pubblico ministero, Andrea Ratti, aveva chiesto una pena superiore (7 mesi), ritenendo che le frasi pronunciate nei confronti della D’Urso fossero offensive sia dal punto professionale che personale.