Giovedì 19 Dicembre 2024
ANDREA MARTINI
Magazine

"Festival di Cannes: Cinema e Irriverenza in 'Il Cinema è Cool'"

Il cinema diventa protagonista al Festival di Cannes con una commedia sarcastica che ride degli eccessi del #MeToo. Quentin Dupieux sorprende con un film che mescola finzione e realtà, mettendo in ridicolo gli attori e cercando una via di fuga dall'algoritmo. Un'apertura fuori Concorso irriverente e intelligente.

"Il cinema è cool: assolutamente inutile" dice ridendo Florence (Léa Seydoux) che deve presentare al padre Guillaume (Vincent Lindon) il suo fidanzato David (Louis Garrel) il quale a sua volta vorrebbe scaricarla all’amico Willy (Raphaël Quenard). Un bel colpo di fortuna per il Festival alzare il sipario con una commedia intrisa di humor nero, corrosiva che, con intelligenza, si fa beffe del corretto, mette alla berlina gli eccessi del #MeToo e manda in soffitta l’idea di un’arte in grado di cambiare il mondo.

Il secondo atto è il tredicesimo film di Quentin Dupieux, anomalo regista di film a bassa frequenza felicemente inclassificabili. Negli ultimi dodici mesi ha raggiunto il successo con Yannick-La rivincita dello spettatore, dove dalla platea si pretende di cambiare il corso di una pièce, e con Daaaaaali!, passato inosservato a Venezia ma capace di mettere insieme in Francia duecentomila spettatori giocando con la maschera del pittore catalano. Quanto basta per avvicinarlo ai piani alti di un mondo di cui si è spesso preso gioco.

Dupieux ha comunque un pregio sicuro: dà sempre l’impressione di avere qualcosa da raccontare. Qui quattro attori stanno girando un film e le scene del girato si intercalano con le reciproche confidenze senza che ci sia mai cesura; allo spettatore il piacere di discernere la finzione dalla realtà. Intanto il regista prende in giro con crudeltà i loro ego. I quattro interpreti non si fanno favori, si lanciano insulti, si fanno brutti scherzi in una giostra che è ridicola e commovente.

A metà strada tra post-Pirandello e post-Buñuel dove dialoghi velenosi, le situazioni assurde, i nonsense servono da intelaiatura a un cinema che cerca una via di fuga a un futuro algoritmico. Apertura fuori Concorso che fa da irriverente specchio al glamour della Croisette.