Roma, 4 novembre 2024 – "Due more si dicono l’un l’altra “ti voglio bene“, poi una dice: “Che bella la nostra storia da more“". È una delle cinquemila battute, freddure, giochi di parole di Alessandro Perugini più noto come Pera Toons, autore di libri di grande successo, uno dei protagonisti dell’edizione 2024 di Lucca Comics & Games, il festival della fantasia che si è chiuso ieri dopo cinque giorni molto intensi e oltre 275mila biglietti venduti (terza edizioneper partecipazione) e che ha visto le testate di Editoriale Nazionale (Quotidiano Nazionale, La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino e Luce!) come media partner impegnate a raccontare l’evento con pagine speciali e sezioni online dedicate. Pera Toons, fumettista, grafico pubblicitario, artista digitale (come si dice oggi, “content creator”) conosce il successo nel 2018 con il libro Chi ha ucciso Kenny?, poi la progressiva “esplosione“ delle sue freddure: prima online, quindi nei libri editi da Tunué. Il tutto con una missione chiara:"Voglio far ridere".
Si è mai chiesto i motivi di questo successo travolgente?
"Sinceramente no, perché è stato un percorso molto graduale. Prima un social network, poi un altro social, poi i libri, poi un altro social ancora. Il tutto mentre tastavo il terreno"
In che senso?
"L’ho fatto per anni, volevo capire quali fossero le battute più efficaci, le freddure e i giochi di parole più “pop“, quelle che potevano funzionare meglio".
E questi test avvenivano sui social network?
"Sì, esatto. L’ho potuto fare grazie alle risposte che arrivavano in rete sui social, dove c’è sempre un “feedback“ istantaneo. Il merito va alle persone che, con i commenti e i like, con le condivisioni, mi facevano capire dove dover andare. Diciamo che sono una creatura di tutti questi ragazzi, ragazze, genitori, nonni, che avevano fame di queste battute leggere e anche freddure in particolari momenti".
Scoprendo così la sua missione...
"Vero. Il mio primo obiettivo è far ridere la gente, c’è tanto bisogno di ridere. Una risata che, però, non lasci l’amaro in bocca. La mia vuole essere un’ironia leggera, un po’ classica".
Lei è aretino, quanto l’essere toscano è un aiuto nella missione di far ridere?
"Molto, sono consapevole di portarmi dietro una grande scuola di umorismo".
C’è anche un umorismo esilarante, ma amaro come quello di Amici miei.
"Il mio è un umorismo sempre col sorriso, mi sento più vicino alla solarità di Leonardo Pieraccioni, oppure alla leggerezza di Paolo Ruffini. Per me è molto importante la leggerezza".
Le capita mai di trovare persone che la ringraziano perché con le sue battute hanno potuto distrarsi da problemi, allentare la tristezza?
"Sì, e sono proprio questi commenti che mi spingono ad andare avanti. Mi è successo in particolare nel periodo del Covid, quando eravamo tutti chiusi in casa.In tanti mi hanno detto che grazie alle mie battute avevano staccato la testa da ansie e preoccupazioni. Poi mi ringraziano spesso per un’altra cosa".
Quale?
"Far leggere i bambini, non è vero che siano svogliati nella lettura, bisogna dar loro i libri adatti. I miei libri sono facili da leggere, veloci, tutto scritto in maiuscolo. Tanti genitori sono contenti perché grazie ai miei libri portano i più piccoli in libreria".
I suoi libri non si rivolgono però solo ai bambini.
"Infatti, questo è il mio secondo obiettivo, dopo quello di far ridere: unire le famiglie".
Facendole ridere?
"Sì, perché cerco di fare libri che possano piacere a tutta la famiglia, ai nonni, ai genitori, fino ai figli più piccoli".
Sta per sbarcare sul mercato estero con i suoi libri, già l’avete fatto sui social. Ma come fate con le traduzioni, soprattutto dei giochi di parole?
"In effetti il problema si è già posto, visto che sui social abbiamo un milione di follower in Brasile, altrettanti in Spagna, qualche centinaio di migliaia in altri Paesi, come in Francia. È chiaro che il 50% delle mie battute, ovvero i giochi di parole, non posso usarlo. Però stiamo studiando la soluzione che mi permetta di allenarmi con i giochi di parole delle altre lingue".
Lei vuole far ridere, ma a lei che cosa fa ridere?
"Mi piacciono molto i Simpson, i Griffin, serie comedy come Scrubs e Modern Family, in Italia i fumetti di Leo Ortolani. L’importante è che ci sia il colpo di scena finale, mi piace la svolta che ti spiazza e che, appunto, ti fa ridere".