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Festa della Donna, l’8 marzo. Ma la sciatrice Federica Brignone, impegnata nelle gare di Coppa del Mondo a mantenere l’attuale prima posizione, festeggia o gareggia?
"Mi trovo ad Åre in Svezia, ad allenarmi per la prossima cruciale tre giorni, da giovedì 12 a sabato 14 marzo. Cade sempre in una stagione in cui posso viverla poco, questa festa. Più esattamente, la Giornata internazionale della Donna: più che una festa, l’occasione di riflettere sui diritti delle donne".
Riflettiamo. Ma una mimosa, a voi campionesse, la regalano?
"Il nostro staff tecnico è tutto composto da uomini. Pure loro però concentrati a far ottenere a noi ragazze i migliori risultati. E io per prima, sotto gara, non faccio proprio caso ad altre date o ricorrenze del calendario".
La femminilità riaffiora solo in vacanza?
"Anche sugli sci sono, siamo sempre donne. È vero, tra una gara e l’altra, ci diciamo: adesso vestiamoci da donne, con quel poco di guardaroba che possiamo portarci in giro per il mondo. Ma anche nell’abbigliamento sportivo, per esempio, cerco di abbinare i colori. Per essere elegante, non devi per forza salire sui tacchi a spillo (che tuttavia mi piacciono molto)".
In tenuta da slalom scende anche nel mare. Non è scomodo?
"Peggio, è pericoloso. L’acqua e la neve sono gli elementi in cui, da sempre, mi trovo meglio. Ma nell’azzurro di Lipari con sci e scarponi vai a fondo in un attimo. Rischi di annegare, se oltre alla mascotte delfina Blue (sul casco e nel ricamo Swarovski sui guanti Level, nda) non ci sono ad aiutarti bravi sub".
Perché lo fa?
"Per raccontare la terribile sensazione che provano i pesci, le tartarughe, gli abitanti del mare, circondati e soffocati dalla plastica, con enormi difficoltà di movimento. L’idea, tradotta nel progetto di sostenibilità ambientale “Traiettorie liquide”, è nata dall’incontro organizzato dalla mia manager Giulia Mancini con il fotografo Giuseppe La Spada. Un artista affermato a livello internazionale; da anni conduce la sua ricerca anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle minacce all’equilibrio dell’ecosistema".
Le persone comuni possono almeno evitare gesti distratti.
"Come una persona comune sono stata educata. In spiaggia, o sui sentieri di montagna, i miei genitori mi hanno mostrato come raccogliere i rifiuti. E riporli negli appositi contenitori. La staffetta di pulizia, l’anno scorso, l’ho fatta immergendomi nel Garda, e coinvolgendo sulla spiaggia di Ronchi aiutanti bambini".
Già, papà Daniele, maestro e allenatore di sci, e mamma Maria Rosa Quario, ex atleta di Coppa del Mondo. Essere figlia d’arte avvantaggia?
"Semmai si fatica il doppio: “sugli sci ci sono io! ”, ti tocca dimostrarlo subito. D’accordo, sono grata a chi fin da piccola mi ha insegnato a muovermi. Ma mi ha anche chiesto di prendere prima buoni vuoti a scuola, se volevo dedicarmi allo sport. E praticarlo per pura passione".
Fino a quando?
"Finché me la sentirò d’impegnarmi al massimo, andare al limite, dare tutta me stessa. E così continuare a sognare: le prossime Olimpiadi di Pechino e, chissà, quelle di Milano-Cortina".
Poi?
"Inseguire la massima qualità nello svolgere un lavoro, al di là della convenienza economica, è un’attitudine trasferibile su altri campi. Credo, a vantaggio del nostro Paese, che merita devozione: è il più bello del mondo".
Una star del suo calibro, oltretutto dentro il gruppo sportivo dei Carabinieri, seduce o intimorisce aspiranti fidanzati?
"All’inizio, gioca il fascino. Ma proseguire un rapporto nella quotidianità diventa una faccenda complicata. Avere per compagno un atleta, come nel mio caso, per 8 anni il discesista Nicolas Raffort, semplifica un po’ le cose (oltre ad aiutare a parlare un francese perfetto). Ora sono tornata single".
E con le compagne o colleghe? La rivalità è ostacolo all’amicizia?
"Chi scia, lo ricordo sempre, non gareggia contro una persona. Ma contro il cronometro. E per noi donne, che vediamo sfiorire più precocemente degli uomini la nostra bellezza, il vero antagonista non è forse il tempo?".