L’equinozio di primavera segna l’arrivo di una nuova stagione dopo il freddo e il buio. Il periodo tra febbraio e marzo, fino al mese di aprile, anticamente era il tempo delle potature di fine inverno e dei fuochi. Nelle campagne si accendevano i falò, con cui pulire la terra in vista della ripresa dei lavori agricoli, la cui cenere diventava un fertilizzante naturale.
Alla connessione con i cicli della terra, propria di queste pratiche, si sovrappone il valore di un rito ancestrale, legato alla fertilità e alla purificazione. I falò di primavera, infatti, possiedono origini che si perdono nella notte dei tempi e rappresentano un momento di passaggio cruciale dell’anno, quando l'inverno cede il posto alla stagione della rinascita.
L'origine antica dei falò di primavera
Dai riti celtici ai falò contadini della tradizione italiana, il legame tra il fuoco e il ciclo della vita è un elemento universale che ancora oggi sopravvive in molte feste popolari. Inoltre, il significato dei falò possiede una connessione rituale con l’equinozio di primavera, che nell'antichità rappresentava un momento chiave per segnare l’inizio di un nuovo ciclo agricolo e spirituale.
Nelle civiltà arcaiche il fuoco possiede un valore simbolico profondo: è l’unica possibilità di calore e illuminazione. Le popolazioni celtiche e germaniche del nord Europa celebravano l'arrivo della bella stagione con grandi falò accesi su colline e radure, di frequente associati a divinità solari e alla fertilità della terra.
Durante la festa celtica di Beltane, celebrata più avanti, durante la notte tra il 30 aprile e il primo maggio, i druidi accendevano grandi fuochi, simbolo di protezione per il bestiame e per i futuri raccolti, per poi spargere all’alba le ceneri nei campi, con cui nutrire la terra.
Riti di purificazione e rinascita
Anche nell’antica Roma esistevano rituali legati alla terra e alla sua rigenerazione. Celebrati nel mese di maggio, i Lemuria, prevedevano offerte per placare le anime erranti, mentre durante i Floralia si rendeva omaggio alla dea Flora con danze e fiori, accendendo piccoli fuochi con cui evocare un buon auspicio di fertilità.
L'evento astronomico dell’equinozio di primavera, fase in cui luce e buio, giorno e notte, sembrano trovare un equilibrio quasi perfetto, in diverse civiltà rappresentava un momento di purificazione e di rinascita, tanto da segnare, talvolta, anche l’inizio del nuovo anno. Nowruz è l’antico capodanno persiano: celebrato ancora oggi, coincide con l’equinozio e, fra le celebrazioni, prevedeva l’accensione di fuochi per bruciare tra le fiamme i fatti e le brutture dell’anno appena trascorso. Nell’antico Egitto, invece, l’equinozio era associato al culto di Osiride e al rinnovamento della vita dopo la morte.
I falò nella tradizione popolare europea
Fuoco che brucia e dissipa, fuoco che contribuisce alla rigenerazione: con l'avvento del cristianesimo, molte delle celebrazioni pagane vennero assimilate e riscritte nelle festività religiose, tuttavia conservano echi degli antichi significati. In diversi paesi europei i falò primaverili vennero associati a San Giuseppe, celebrato il 19 marzo, Sant’Antonio Abate (17 gennaio) o San Giovanni Battista (24 giugno), momenti dell'anno in cui il fuoco continuava a essere protagonista di riti propiziatori.
In Italia, la tradizione dei fuochi di primavera è da sempre viva nelle zone rurali. I "focaracci" accesi in occasione della festa di San Giuseppe nel Centro-Sud sono un esempio di come il fuoco, per secoli, sia stato utilizzato per salutare la fine dell'inverno e ripulire la terra, anche simbolicamente. In Toscana, Umbria e Abruzzo, i falò erano legati alla transumanza e, secondo le storie tramandate attraverso le generazioni, dovevano servire a proteggere i pastori e i loro animali dalle avversità climatiche e spirituali. Ancora oggi celebre è la Festa dei Falò di Rocca San Casciano, in Emilia-Romagna, durante il mese di aprile.
Il significato: fare spazio al nuovo
I falò primaverili hanno un doppio valore simbolico. Da un lato, il fuoco è elemento purificatore: brucia il vecchio per fare spazio al nuovo, elimina i rami morti evocando i nuovi germogli. Dall'altro lato, il fuoco è legato al simbolo di fertilità.
Il calore delle fiamme, infatti, richiama il potere generativo del sole, fonte di vita e crescita. Non a caso, in diverse tradizioni i giovani ancora oggi saltano sopra i falò per assicurarsi salute e prosperità, mentre le coppie in cerca di figli un tempo compivano gesti rituali vicino al fuoco per favorire la fecondità. La nuova stagione è finalmente alle porte: questo sembrano dirci i falò che, con lo spettacolo di una mistica danza delle fiamme, nel buio della notte sanno evocare l’ancestrale potenza del fuoco e della vita.