MALMÖ
"L’Eurovision? Non ci interessa" dicevano ai piani alti della Rai negli anni Duemila ribadendo la distanza tra la glitterata “Sanremo continentale” e le scelte editoriali dell’azienda. Sarebbe interessante conoscere le opinioni di certi dirigenti oggi che il Contest organizzato dell’European Broacasting Union incolla allo schermo oltre 5 milioni e 340mila spettatori con uno share del 36% come accaduto dell’altra sera per la finalissima della 68ª edizione in diretta dalla Malmö Arena.
A focalizzare il peso attuale della manifestazione sull’offerta tv di Viale Mazzini c’è il punto di vista dei nuovi amministratori. "In un contesto internazionale complicato, e malgrado le difficoltà oggettive l’ESC si è confermata un’occasione per unire i popoli e generazioni in nome della musica, dell’amicizia e dell’inclusività" commenta infatti la presidente Rai Marinella Soldi. Il picco di 6 milioni 663 mila telespettatori registrato durante l’esibizione dell’Italia, con un mirabolante 59.4% di share, dice sabato che dietro Angelina Mango c’era davvero una bella fetta di Paese. Poteva andare meglio? Forse. Ma il settimo posto del brano La noia, dati alla mano, non è arrivato dalle temute giurie specializzate (l’hanno classificata quarta nonostante il pasticciaccio combinato dalla Rai la sera della seconda semifinale) quanto dal televoto, quindi inutile star lì a recriminare. Nella sfida di testa, i 104 punti raggranellati dalla nostra rappresentante nel voto da casa si sono rivelati, infatti, ben poca cosa rispetto ai 323 incassati da Israele o ai 337 della Croazia. Nessun “douze points” (i 12 punti, massimo dei voti) e questa la dice lunga.
Al culmine di una settimana di polemiche di natura prettamente extramusicale, il verdetto dell’ESC ha decretato un vincitore, la Svizzera, e uno sconfitto, Israele. Il non-binario Nemo riporta il microfono di cristallo (rotto durante i festeggiamenti) nella Confederazione per la terza volta, mentre la giovane (e brava) israeliana Eden Golan paga la strumentalizzazione politica di cui è stata fatto oggetto dal proprio paese. Sulla sua The hurricane sì che le giurie nazionali hanno fatto valere il proprio peso, come l’hanno fatto sentire su Rim Tim Tagi Dim del favoritissimo Marko Purišić, anzi Baby Lasagna come si fa chiamare nell’hit-parade croata. Ma le giurie fanno le giurie, se no sarebbe inutile prevederne l’esistenza. I 22 “douze points” collezionati dall’elvetico dicono che per la sua The code c’è stato un vero e proprio plebiscito che gli ha consentito di reggere la vetta della classifica nonostante il previsto ritorno al televoto di Baby Lasagna ed Eden Golan.
La Svizzera, dunque, è nuovamente sul tetto d’Europa trentasei anni dopo l’affermazione di Céline Dion, seconda la Croazia, terza l’Ucraina, quarta la Francia e solo quinto Israele. Ma Netanyahu non ci sta e utilizza i complimenti di rito per polemizzare sul voto. "Ho visto che hai ricevuto quasi il massimo dei voti dal pubblico, e questa è la cosa più importante. Non dai giudici, ma dall’opinione pubblica. Hai sollevato il profilo di Israele in Europa" ha detto il premier alla Golan che, alludendo agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, s’è detta onorata di "essere stata la voce di tutti quelli che devono essere riportati a casa". Un po’ più basic la riflessione (autocitante) del generale Roberto Vannacci sull’identità di genere del vincitore: “Il Mondo al Contrario è sempre più nauseante”. In campagna elettorale l’aurea regola del silenzio è lettera morta.