Giovedì 16 Gennaio 2025
LARA MARIA FERRARI
Magazine

"Erano rivoluzionari, finirono sulla Nave dei folli"

Carlo Lucarelli e Claudel, Schumann, Tolstoj: "Pazzi? No: in realtà innovatori colpevoli solo di non ubbidire alle norme sociali"

Carlo Lucarelli, 64 anni, torna su Sky al timone della Nave dei folli

Carlo Lucarelli, 64 anni, torna su Sky al timone della Nave dei folli

Una luce si accende, un’ombra prende forma. È l’inizio della storia di artiste, musicisti, regine e imperatori, scrittori e scienziati, che all’epoca in cui vivevano venivano additati come eccentrici, pericolosi, pazzi. "Ma lo sono stati davvero?", si chiede Carlo Lucarelli nel suo stile inconfondibile. Il narratore torna in tv provando a ricostruire le vite di stravaganti e incomprese personalità del passato, per capire se possono dire qualcosa a noi, di noi stessi, nel presente. Una riflessione ad ampio spettro sulla neurodiversità che porta il titolo La nave dei folli. Oltre la ragione, nuova docuserie Sky Exclusive realizzata dalla reggiana Tiwi e in onda da lunedì 20 gennaio alle 21.15 su Sky Arte (in streaming su Now e disponibile on demand), che racconta lo stigma della diversità nella storia, attraverso le incredibili vite di Nerone, Camille Claudel, Robert Schumann, Madeleine Pelletier, Cesare Lombroso e Lev Tolstoj, Giovanna di Castiglia, protagonisti delle sei puntate, in onda una a settimana, scritte da Donato Dallavalle per la regia di Sara Ristori.

"Avevamo un elenco infinito di nomi, l’idea era di raccontare personaggi considerati folli all’epoca, ma in una visione del mondo oggi mutata – spiega Lucarelli –. Volevamo esperienze diverse, dalla politica con Nerone a Claudel per la scultura, con esistenze che potessero essere messe in scena in maniera interessante. Ed ecco i nostri sei, ma anche gli altri avevano diritto a salire sulla Nave". Il racconto di Lucarelli si integra con ricostruzioni storiche animate che uniscono illustrazioni digitali e proiezioni analogiche e con testimonianze di studiosi, tra cui lo psicoterapeuta Michele Mezzanotte, Cathy La Torre, avvocata e attivista, Paolo Mazzarello, storico della medicina all’Università di Pavia, Francesca Cavallini, psicologa e fondatrice del centro Tice e lo psichiatra Gaspare Palmieri.

Oggi scienza e psichiatria hanno molti strumenti a disposizione per comprendere, ma anticamente coloro che non ubbidivano alle norme sociali venivano condannati a una vita errante, imbarcati su navi che li tenessero lontani da terra. Il sospetto tuttavia c’è: è possibile che le figure che la storia ci ha tramandato come alienate siano state troppo moderne? Che appartenessero già al futuro?

"Il mondo a loro coevo o immediatamente successivo li classifica come folli, e noi ce li ricordiamo così, però hanno realmente, ognuno nel suo campo d’azione, innovato il mondo, la poesia, le arti – prosegue Lucarelli –. Alcuni semplicemente vivendo in modi inconsueti hanno creato problemi e sono stati oggetto di repressione. Vestirsi o comportarsi come la Pelletier era una rivoluzione, ed essere una donna che si occupa di medicina e psichiatria già diventava rivoluzionario".

Esiste ancora lo stigma sociale? Come sarebbero accolti questi personaggi se fossero nostri contemproanei?

"In questo abbiamo fatto strada, non consideriamo più le stranezze pericolose. Non diciamo “sei diverso“ in maniera negativa e quindi “ti devo rinchiudere da qualche parte“. Se pensiamo alla società che aveva mandato in carcere Oscar Wilde perché omosessuale... Sussistono ancora problemi nel mondo, ma in generale non devi più nasconderti. Qual è il problema allora? Che all’ artista sono concesse tante libertà in quanto tale, ma non altrettante a idraulici, contadini, professori di liceo... lì ci dobbiamo ancora arrivare. Le “navi dei folli“ un tempo erano i manicomi, oggi possono essere l’oblio in cui vengono confinate le persone che hanno un disagio, o i quartieri ghetto, o le famiglie dentro cui vengono reclusi alcuni individui. Potrebbero esserlo anche i social".

Perché questa paura, ancora adesso, da parte delle persone comuni nei confronti dei folli innovatori?

"Perché mettono in crisi i nostri privilegi, in un certo senso. Questo valeva per le donne, per lungo tempo. Le decisioni venivano prese dagli uomini, che sceglievano quali posti fossero per loro e quali adatti alle donne. Il rivoluzionario arriva e dice: “guarda che le cose come le hai gestite finora non vanno bene, forse c’è un altro modo. Però devi cambiarle“. E la risposta più facile, più retriva ma rassicurante è sempre la stessa: io non voglio cambiarle. Forse sei tu che andresti cambiato".