Mercoledì 21 Agosto 2024
ROBERTO GIARDINA
Magazine

Era la segretaria del Lager. "Colpevole"

Irmgard Fürchner, 99 anni, condannata in Germania a due anni per i crimini nazisti nel campo di Stutthof (oltre diecimila morti)

Era la segretaria del Lager. "Colpevole"

L’ingresso del Lager di Stutthof, nei pressi di Danzica. Fu realizzato con lavoro schiavistico e utilizzato fin dal settembre 1939, dopo l’invasione della Polonia. Gli internati erano oppositori e appartenenti all’intellighenzia polacca. Dal ’44 furono internati anche ebrei. Vi morirono circa 65mila persone

Condannata a 99 anni per una colpa di quando era diciottenne, quando era segretaria in un Lager. Ha un senso? E la pena è quasi simbolica, appena due anni, con la condizionale. L’imputata, Irmgard Fürchner, aveva presentato appello, ma il tribunale di Lipsia ha confermato la sentenza emessa nel dicembre del 2022. Nessuno che ha lavorato in un campo di sterminio può essere considerato un semplice testimone. Questo sarà l’ultimo processo per i crimini nazisti compiuti durante il III Reich. La giovane Irmgard era una segretaria, ma non era innocente, con il suo lavoro burocratico ha collaborato alla morte di 10505 deportati ebrei, e questa colpa non va mai in prescrizione.

"Non ci sono piccoli e grandi criminali, e non è una vendetta tardiva. Il processo è un monito e serve a ricordare quanto è avvenuto ai giovani che la Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei, non è un fatto storico perduto in un lontano passato. E l’orrore si ripete, come vediamo ogni giorno", ha detto il giudice citando una frase di Fritz Bauer, il procuratore di Francoforte che alla fine degli anni Cinquanta riuscì a far ritrovare Adolf Eichmann. Ma dovette mettersi in contatto con il Mossad, il servizio segreto israeliano, perché i suoi superiori a Francoforte ostacolavano le sue ricerche, e volevano archiviare il dossier.

Irmgard Fürchner lavorò dal primo giugno 1943 all’aprile 1945 nel Lager di Stutthof, sul Baltico, presso Danzica, oggi in Polonia, allora città tedesca. L’avvocato difensore ha sostenuto che la sua attività era marginale, burocratica. A Stutthof furono internati 105mila prigionieri provenienti da 28 paesi, morirono in 65mila, di fame, di malattie, o giustiziati. Non erano solo ebrei, anche prigionieri di guerra.

La segretaria registrava i nomi di quanti venivano trasferiti a Auschwitz. E sapeva a che fine andavano incontro. Era lei a tenere la corrispondenza con gli altri Lager, e gestiva l’amministrazione, la fornitura di materiali, anche dei bidoni del Zyklon B, il gas usato a Auschwitz. A Stutthof era in funzione solo una piccola camera a gas, e la segretaria la vedeva dalla finestra del suo ufficio. I prigionieri venivano eliminati anche con un colpo alla nuca, un sistema che veniva definito “umanitario”.

La vittima veniva posta contro un tramezzo con la scusa di misurare la sua altezza, e gli sparavano da un foro nella parete. L’avvocato difensore ha sostenuto che la sua cliente era "solo una passacarte, all’oscuro di quanto avveniva. Il tassista che trasporta un killer che va a compiere un omicidio, e lo ignora, non può essere accusato di complicità".

Ma l’imputata non era obbligata a accettare l’impiego nel Lager, poteva lavorare altrove senza problemi. Il posto di impiegata a Stutthof era ben pagato, la giovane otteneva privilegi, generi alimentari e altri extra, ambiti in tempo di guerra. Irmgard Dieksen, nata il 25 maggio del 1925, a Karlhoff, presso Marienburg, nella Polonia settentrionale, si ritenne fortunata di essere stata scelta. Era impiegata alla Dresdner Bank, non aveva difficoltà economiche, preferì andare dove venva pagata meglio, e sapeva quali sarebbero stati i suoi compiti. Era alla dirette dipendenze del comandante del Lager, Paul-Werner Hoppe, e nel ’54 fu chiamata a testimoniare contro di lui. E quell’anno sposò Heinz Gerhard Fürchner, conosciuto a Stutthof, un Oberscharführer, sottoufficiale delle SS (scomparso nel ’72).

Dopo la guerra, la segretaria del Lager continuò a lavorare in diverse imprese private, ed è stata ritrovata e imputata quando era ospite di una residenza per anziani a Schleswig. Fu denunciata nel 2021, e quattro giorni prima che iniziasse il processo tentò di fuggire in taxi. Venne arrestata e trascorse appena cinque giorni in cella. Fu giudicata in prima istanza a Itzehoe da un tribunale minorile, perché all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 25 anni, la maggiore età del tempo. "La giustizia tedesca ha fallito – ha ammesso ieri il giudice – questo è un processo che sarebbe dovuto avvenire molti anni prima, troppo a lungo nessuno si è preoccupato di ritrovare Frau Fürchner".