Matrimonio al capolinea tra Emanuele Filiberto di Savoia e Clotilde Courau. La conferma arriva da un bacio del principe ad un’altra donna. Le voci sulla possibile rottura tra i due si rincorrevano da tempo e ora le foto, pubblicate da Diva e Donna che mostrando l’erede di casa Savoia a Los Angeles in un bacio appassionato con la cantante Nadia Lanfranconi, non lasciano più spazio a dubbi.
Di fatto, anche se la separazione da Clotilde Courau, dalla quale ha avuto due figlie, non è stata ancora ufficializzata, questo bacio appassionato con la cantante italiana, parla di un nuovo amore a fianco del principe. Il settimanale mostra lo scoop e scrive sull’ultimo numero: “E ora eccola al fianco del Principe Emanuele, abbracciarlo e baciarlo a due passi dalla spiaggia sull’Oceano Pacifico… È a Los Angeles… Lui le cinge la schiena, lei lo abbraccia e scatta un bacio sulle labbra…”.
Matrimonio finito dopo vent’anni
Proprio quest’anno la coppia avrebbe dovuto festeggiare ben 20 anni di matrimonio. Emanuele Filiberto e Clotilde si erano sposati il 25 settembre 2003 della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma. Poco dopo le nozze era nata Vittoria la loro prima figlia Cristina Adelaide Chiara Maria. Tre anni dopo, nel 2006 arriva Luisa Giovanna Agata Gavina Bianca Maria, la secondogenita. Entrambe sono state nominate principesse di Savoia direttamente dal nonno. Nell’ultimo periodo la crisi mai risanata che ha portato alla rottura definitiva di quella che è stata lunga storia d’amore: durata, tra alti e bassi, poco meno di vent’anni.
Chi è la donna baciata dal principe
Nadia Lanfranconi, cantante di musica country, originaria di Como, ha lasciato l'Italia nel 2007 per trasferirsi in America a Los Angeles dove vive e dove il discendente dell'ex casa reale italiana ha aperto un ristorante tre anni fa. Lanfranconi, ex di Mel Gibson, ha una passione per l'arte: un po’ cantautrice, un po’ pittrice e attrice suona sia la batteria, sia la chitarra acustica.
Il Principe su Netflix
Della famiglia Savoia si parla in questi giorni anche per il debutto sulla piattaforma Netflix de ‘Il Principe’, la nuova docu-serie su Vittorio Emanuele di Savoia che ripercorre la controversa storia dell'ultimo erede al trono d'Italia. Diretta da Beatrice Borromeo Casiraghi, in tre puntate, la serie racconta la tragica fine del giovane tedesco Dirk Hamer della quale venne accusato l'erede al trono d'Italia nel 1978.
Sulla fiction di Netflix ieri in serata è intervenuto lo stesso Emanuele Filiberto: "Sono costretto, con dolore, a tornare su vicende che, da molti anni, sono state definitivamente chiarite e consegnate alla verità e alla giustizia. Sono costretto a parlare a nome di mio padre (scritto con la p maiuscola nel comunicato, ndr) perché Vittorio Emanuele, un uomo di 86 anni anziano e sofferente, purtroppo, oggi non è più nelle condizioni di salute per potersi difendere in prima persona". "Sono costretto a intervenire perché, ormai diversi mesi fa, mio padre ha avuto la possibilità di parlare dei terribili fatti dell'Isola di Cavallo del 1978 in cui rimase tragicamente ferito il giovane Dirk Hamer e che hanno segnato anche la storia della mia Famiglia. Alla memoria di Dirk Hamer va ancora una volta il mio pensiero scrivendo queste brevi riflessioni. Davanti alle telecamere, mio padre ha nutrito la speranza di poter contribuire, forse tra gli ultimi lavori della Sua vita, a un articolato progetto giornalistico, per dare voce alla propria storia e alla propria innocenza, non soltanto nelle aule da cui ha già avuto giustizia oltre trent'anni fa, ma rivolgendosi direttamente al grande pubblico. Una possibilità che gli è stata a lungo sottratta dal circuito mediatico e che ci è stata assicurata da Beatrice Borromeo che, non a caso, aveva scritto a mio padre queste precise parole, confermando il clima viziato che a lungo i Savoia hanno dovuto respirare: 'Ho molto riflettuto sulla storia della Sua vita in questi anni, e ho cominciato ad avere la spiacevole sensazione di non essere stata corretta, di averla affrontata con troppa faziosità, di non aver ascoltato'".
E aggiunge: "Il documentario è lì: può piacere o meno e non desidero entrare nel merito di questo«, però »quello che non è in alcun modo accettabile e che mi spinge a intervenire con queste righe è il contorno di dichiarazioni che hanno accompagnato l'uscita del film, con lo squallido tentativo di piegare l'innocenza di mio padre fino a trasformarla in colpevolezza. Non sono bastate le sentenze di assoluzione. Ora che la salute non consente più a Vittorio Emanuele di difendersi in prima persona, va semplicemente distrutto. Con la calunnia. La difesa di mio padre continuerà a trovare eco nelle mie parole, perché lo farò con le unghie e con i denti, senza compromessi. Una difesa che non è affatto solo quella di un figlio. Perché questo dicono le sentenze di assoluzione, questo dicono quelle perizie balistiche, questa è la verità: Vittorio Emanuele di Savoia è innocente. Non accetto che la promozione di un documentario diventi l'occasione per diffondere notizie false".
"Smettiamola di parlare di complotti e la si finisca anche di criminalizzare la giustizia francese: l'innocenza di mio padre _ continua Emanuele Filiberto _ è stata stabilita dalla Corte d'Assise di Parigi ormai trent'anni fa, che l'ha completamente scagionato. Parliamo di uno dei massimi organi del sistema giudiziario francese. Dodici giudici indipendenti. Non comprendo perché ancora oggi alcune persone continuino a permettersi di accusare uno dei più importanti organi giudiziari di uno Stato sovrano, ripetendo che il colpevole sia Vittorio Emanuele, quando 12 anni di indagini - e la balistica - hanno stabilito inequivocabilmente con una sentenza definitiva l'esatto contrario. Qualcuno ci aveva provato già diversi anni fa, buttando in piazza, nell'ambito di un'ulteriore indagine in Italia, terminata con l'ennesima assoluzione di mio padre, un video, tagliato e montato ad arte con frammenti di audio sconnessi e manipolati, nel quale non lo si vede nemmeno parlare. Anche questo tentativo si è scontrato con la concretezza e la consistenza della sentenza di Parigi. Chiunque volesse veramente trovare pace e giustizia, dovrebbe cercare altrove e non continuare a inseguire mio padre che ha già sufficientemente pagato per tutto questo".