Roma, 8 novembre 2024 – “Ho iniziato a scrivere questo film prima dell’esordio. Lo avevo immaginato come debutto, ma sarebbe stato un azzardo”. Edoardo Leo torna dietro la macchina da presa con “Non sono quello che sono”, dal 14 novembre al cinema, in cui adatta ai nostri tempi l’Otello di Shakespeare. “La scintilla è stata un articolo di giornale che parlava di un uomo che aveva ucciso la moglie per gelosia. Una sinossi brevissima della tragedia inglese. Mi ha stupito come un testo scritto nel 1600 raccontasse in maniera così precisa le dinamiche psicologiche che portano un uomo nella deriva malata”.
Ambientato all’inizio degli anni Duemila, il film vede Leo nei panni del burattinaio che insinua il seme del dubbio in Otello. "In tutta l’opera dà una motivazione sempre diversa per quello che fa. Ho lavorato sull’esasperazione di un narcisismo patologico di un uomo che ha la necessità di sottomettere gli altri alle proprie macchinazioni”. A prestare il volto al moro Jawad Moraqib mentre Ambrosia Caldarelli è Desdemona in una rilettura dell’originale sorretta dal dialetto romano e napoletano. “Ho scoperto la sua forza straordinaria che fa sprofondare nella carne e nella strada l’opera di Shakespeare, ma ne mantiene comunque intatta la poesia e, al tempo stesso, la rende contemporanea.Volendo fare un’operazione di traduzione senza toccare il testo, dovevo lavorare negli spazi tra le parole. Mi è tornata in mente un’intervista al direttore d’orchestra Claudio Abbado che diceva: “Le note le suonano tutte, io suono gli spazi tra le note. Lì c’è l’infinito“”.
Razzismo, violenza, invidia sociale, maschilismo, femminicidio. Un’opera di 400 anni fa capace di fotografare con spaventosa lucidità la nostra società. Edoardo Leo, però, fa un passo in più e spazza via dalla figura di Otello qualsivoglia sfumatura vittimistica. "Mi sono imbattuto in traduzioni diversissime che andavo in direzioni opposte. Avevo una strada: tradurre integralmente il testo svuotando il protagonista dell’aurea romantica, della pietas del pubblico nei suoi confronti. Oggi non è più una lettura accettabile”, sottolinea Leo.
L’uscita in sala di "Non sono quello che sono” è stata preceduta da un “Masterclass tour“ in alcuni dei più prestigiosi atenei d’Italia in cui Edoardo Leo ha dialogato con gli studenti in un confronto sui temi della pellicola. “Il tour è durato 15 giorni. In quel lasso di tempo sono state ammazzate 5 donne. Avrei potuto prendere un fatto di cronaca e farci un film, invece ho preferito prendere un classico che li condensa tutti. La generazione dei ragazzi è stata dipinta come distratta, superficiale, vittima dei social. La penso diversamente. Sono più informati, curiosi, attenti. Quello nelle università è stato un viaggio sconvolgente. Mi ha colpito scoprire che il 99% delle ragazze in sala aveva subito un episodio di violenza verbale o fisica e quanto fin da giovanissime siano tragicamente allenate a difendersi. Nella dinamica tossica del maschile e femminile non è cambiato nulla nei quattro secoli che ci separano dall’Otello di Shakespeare”.