Domenica 30 Giugno 2024

È stata la mano del New York Times Nasce Sorrentino l’"estetizzatore"

“È stata la mano di Dio“ viene paragonato a “Roma“ di Cuarón e soprattutto all’Amarcord felliniano

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Il New York Times conia un neologismo per Paolo Sorrentino: "Estetizzatore". È il critico del giornale A. O. Scott ad applicare questa definizione al regista nella recensione del suo ultimo film È stata la mano di Dio che a gennaio sarà in corsa per i Golden Globe e che l’Italia ha designato agli Oscar. "Un dramma autobiografico sensuale, triste e occasionalmente sublime", scrive Scott sul film ambientato nella Napoli degli anni ’80, da ieri su Netflix dopo alcune settimane nelle sale. E aggiunge che, come dimostrato dal regista napoletano in altri film, "quale che sia sordida, triste o grottesca la materia prima – dipendenza e violenza della mafia in Le conseguenze dell’amore, la mezza età di una rockstar in This Must Be the Place o Silvio Berlusconi (Loro) – Sorrentino è un estetizzatore compulsivo e sfacciato", capace di "redimere l’orrore della realtà alchimizzandola in bellezza". È stata la mano di Dio ha già vinto il Gran premio della giuria a Venezia e il premio Mastroianni per il protagonista Filippo Scotti nel ruolo del giovane alter ego del regista, mentre lo scorso ottobre l’Italia ha designato il film per gli Academy Awards: la shortlist dei 15 film stranieri verrà annunciata il 21 dicembre. Parlando dell’aspetto autobiografico del film, Scott ricorda Roma che ha fatto vincere a Cuarón la statuetta del miglior regista nel 2019 e afferma che se La grande bellezza (Oscar per il miglior film straniero 2014) è stato La dolce vita di Sorrentino, La mano di Dio può essere considerato il suo Amarcord.