Sandra Milo, 89 anni, non si ferma mai. "In questo momento sto scrivendo la mia autobiografia per Mondadori, che uscirà a Natale, dal titolo ‘La strega bambina’, perché tutte le donne sono un po’ streghe e un po’ bambine. Devo lavorare di notte perché di giorno ho troppi impegni".
Di che periodo in particolare sta scrivendo adesso?
"Il fantastico periodo degli anni ‘60, delle prime manifestazioni femminili, in cui le donne affermavano il proprio io, sfilavano in corteo con le gonne a fiori, gettavano via i reggiseni, proclamavano ‘Io sono mia’. Allora c’erano tante norme contro le donne. Ricordo che Pietro Nenni, al governo, fece approvare il progetto di legge a favore dei figli nati fuori dal matrimonio, affinché avessero gli stessi diritti di quelli chiamati ‘legittimi’. Nenni lo fece per me, perché io lo avevo chiesto pubblicamente, ero una donna sposata che aveva avuto una figlia (Debora, ndr) fuori dal matrimonio. Avevo vissuto tante cose brutte".
A cosa si riferisce?
"Con il primo Concordato la Chiesa aveva mantenuto la facoltà di revocare le proprie sentenze di nullità del matrimonio in qualsiasi momento, una facoltà che non era mai stata applicata. La prima volta lo fecero con me, revocando l’annullamento del mio matrimonio e mettendomi così in grande difficoltà".
A proposito di Nenni e dei socialisti, lei ebbe una lunga relazione, anche sentimentale, con Bettino Craxi...
"Io sono socialista da quando avevo 12 anni. Volevo capire come migliorare le condizioni degli uomini, ho letto Marx, Engels, Proudhon, Lenin... Allora i giovani credevano negli ideali. Craxi lo conobbi quando era segretario del Psi di Milano, me l’aveva presentato Mancini. Poi lo rincontrai quando divenne segretario nazionale, a Roma. Era una persona meravigliosa, dotato di grande comprensione umana, nutriva un amore infinito per l’Italia. Mi regalava dei quadretti che riproducevano il libretto rosso di Mao, o che raffiguravano esponenti socialisti del passato".
Lei iniziò la carriera cinematografica con il film ‘Lo scapolo’ accanto ad Alberto Sordi. Eppure ha detto che il regista, Antonio Pietrangeli, non la sopportava. Come mai?
"Venivo da Milano, ero la perfetta rappresentazione della donna milanese così diversa dalle romane. Quando arrivavo sul set diceva ‘Eccola, Eleonora Duse’. Io stavo malissimo. Per fortuna c’era Franco Zeffirelli, assistente alla regia, che mi consolava e mi rincuorava. In seguito però l’avversità di Pietrangeli si trasformò in amore artistico. Mi avrebbe voluto per ‘Io la conoscevo bene’ ma, in seguito al disastro di ‘Vanina Vanini’, fui costretta ad abbandonare il cinema".
Poi per fortuna arrivò Fellini. Come fu il vostro primo incontro?
"Avvenne a Fregene, nella pineta, a un ristorante. Era a tavola con Flaiano. Fui subito rapita dalla sua personalità, dallo sguardo misterioso che aveva, credo di averlo amato fin dal primo momento. Ancora oggi dormo con la sua foto sotto il cuscino".
Eppure ha dichiarato che sul set di 8 ½ la strapazzò...
"Voleva che il mio personaggio parlasse e si muovesse molto lentamente. Un ciak dopo l’altro, io non ci riuscivo, e lui si seccò. Ma per me era troppo innaturale. Alla fine, esausto, mi disse: fallo come vuoi’".
Lei ebbe una storia d’amore lunga 17 anni con Fellini, eppure ebbe un buon rapporto anche con sua moglie, Giulietta Masina...
"Per lei avevo grande stima e affetto. Era una donna molto fantasiosa, colta, intelligente, molto diversa dall’immagine pubblica della donna che stava a casa a preparare i tortellini. Poi i rapporti si interruppero. Come diceva Piero Gherardi: ‘Se ti piace qualcuno, vedilo il meno possibile’"
Dovette rinunciare anche ad Amarcord...
"Federico mi voleva per il ruolo della Gradisca. Avevo fatto il provino ma ero sposata, e mio marito (Ottavio De Lollis, ndr) disse che dovevo badare ai figli, che se avessi fatto il film non li avrei più visti. Mi sostituì Magali Noel che cercò di assomigliarmi il più possibile, usò la mia stessa parrucca...".
Non ha il rimpianto di aver rinunciato a un film così importante?
"Quando si fanno delle scelte sai che vai incontro a delle conseguenze, inutile stare a piangere".
Come fu il rapporto con Alberto Sordi?
"Lo ammiravo come attore, bravissimo. Ma come persona non era l’ideale, era molto diverso da me che sono sentimentale e romantica, sempre con la testa persa nel cielo. Lui era molto più concreto".
Mastroianni?
"Era colto, intelligente, simpatico, viveva tutto con estrema leggerezza. Ricordo che, finite le riprese, prendeva la macchina e raggiungeva la soubrette con cui stava allora. Restava la notte con lei e poi tornava all’alba, in tempo per riprendere il lavoro. Non si preoccupava minimamente se avesse avuto le occhiaie o l’aria stanca...".
Lei ha lavorato anche con Totò...
"Con lui ho fatto tre film. La prima volta che l’ho incontrato gli sono corsa incontro con un grande entusiasmo, ‘Totò!’. Lui mi ha salutato con un gelido ‘Buongiorno signorina’ e da allora non sono mai riuscita ad avere con lui un rapporto vero. Credevo anche di essergli antipatica. Molti anni dopo, in Veneto, il proprietario di una cartoleria mi fece vedere un vecchio numero di ‘Oggi’ in cui c’era un’intervista in cui Totò parlava benissimo di me. Gli avrei voluto chiedere scusa ma purtroppo se n’era già andato".
Ha poi recitato anche con Vittorio De Sica in ‘Il generale Della Rovere’...
"Una persona meravigliosa, sul set venivano a trovarlo i figli, tra cui anche Christian, che era timido e un po’ cicciottello. Un giorno, per scherzo, l’ho preso sottobraccio e ho detto: ‘Ecco il mio fidanzato’. De Sica amava divertirsi, dopo le riprese di ‘La donna che venne dal mare’ andavamo nei locali con Maria Mercader, sua moglie, si cantava e si ballava. Sono stati anni irripetibili".