Pechino, 21 novembre 2018 - Dolce & Gabbana ha anullato la sfilata di moda in programma questa sera all'Expo Centre di Shangai. Una decisione presa dopo le proteste provocate in Cina da una serie di video e commenti giudicati "razzisti" e "sessisti" da molti utenti del web cinese. "Il Great Show è spostato ad altra data. Ci scusiamo per il disagio", ha comunicato la maison.
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— Dolce & Gabbana (@dolcegabbana) 20 novembre 2018
LA POLEMICA - Al centro della polemica un video della campagna pubblicitaria lanciata domenica scorsa dagli stilisti milanesi. Nello spot si vede una donna dai tratti asiatici che sotto le istruzioni di una voce maschile tenta di mangiare cibo italiano. Le immagini sono state giudicate degradanti e sessiste. Inoltre, ad alimentare la polemica, alcuni messaggi comparsi sull'account di Stefano Gabbana con emoticon e messaggi considerati offensivi. In merito, la società ha precisato che il profilo dello stilista è stato hackerato. "Il nostro ufficio legale sta indagando con urgenza - ha scritto la casa di moda su Twitter -. Siamo molto dispiaciuti per qualsiasi sofferenza causata da questi post non autorizzati. Non abbiamo altro che rispetto per la Cina e per il popolo cinese".
— Dolce & Gabbana (@dolcegabbana) 21 novembre 2018
In un altro post firmato Domenico Dolce e Stefano Gabbana su Twitter si legge: "Il nostro sogno era di portare a Shanghai un evento-tributo dedicato alla Cina, che racconta la nostra storia e la nostra visione. Non era semplicemente uno show di moda, ma qualcosa che abbiamo creato con amore e passione per la Cina e per tutte le persone nel mondo che amano Dolce & Gabbana. Quello che è accaduto oggi - si legge nel post - è stato spiacevole non solo per noi, ma anche per tutte le persone che hanno lavorato giorno e notte per far nascere questo evento. Dal profondo del cuore, vorremmo esprimere la nostra gratitudine ai nostri amici e ospiti. Domenico Dolce e Stefano Gabbana".
"Un danno per il Made in Italy"
"Questo è un danno per il Made in Italy. Anche se loro dicono di essere fuori dal sistema, il Made in Italy è danneggiato". Così ha commentato la vicenda Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda italiana.