Mercoledì 2 Ottobre 2024
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Diventare madri dopo un tumore

Al congresso a Bologna si discute della possibilità di diventare madri dopo un tumore grazie al prelievo e reimpianto di tessuto ovarico, con risultati positivi e gravidanze ottenute.

Diventare madri dopo un tumore

Al congresso a Bologna si discute della possibilità di diventare madri dopo un tumore grazie al prelievo e reimpianto di tessuto ovarico, con risultati positivi e gravidanze ottenute.

Diventare madri dopo un tumore oggi è possibile. Se ne parla al congresso ‘La protezione della fertilità della donna’ – in corso fino a domani al Policlinico Sant’Orsola di Bologna – che raduna esperti provenienti da tutto il mondo. "La tecnica utilizzata è quella del prelievo e del successivo reimpianto di tessuto ovarico – spiega il professor Renato Seracchioli (nella foto), Ordinario di Ginecologia e ostetricia all’Università degli Studi di Bologna e dirigente del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione Umana del Policlinico felsineo –. Un frammento di tessuto ovarico – prosegue Seracchioli, responsabile scientifico del congresso insieme al professor Antonio La Marca –, viene prelevato e criconservato prima che la donna si sottoponga alle terapie oncologiche, chemioterapia e radioterapia, ereimpiantato una volta ottenuta la guarigione".

Il Sant’Orsola è un centro di riferimento nazionale per la crioconservazione e il reimpianto di tessuto ovarico crioconservato. In Italia sono attive altre realtà con un volume di pazienti ridotto. "Al momento abbiamo ottenuto otto nascite e una gravidanza è già al terzo trimestre, – racconta il professore – l’ultimo parto è avvenuto circa un mese fa in una paziente che aveva già avuto un bambino dopo il reimpianto di tessuto ovarico alcuni anni fa".

La tecnica, sperimentata a partire dagli anni 2000, può essere utilizzata fino ai 38-40 anni di età e anche nelle bambine affette da una patologia tumorale, preservando così la loro possibilità di diventare madri una volta sconfitta la malattia. "Il prelievo – illustra Seracchioli – viene eseguito in laparoscopia, così come il successivo reimpianto dopo la guarigione. Il tessuto, riposizionato, riprende la sua attività endocrina, la maturazione follicolare e la produzione degli ormoni necessari a far ripartire il ciclo mestruale e a determinare una gravidanza. Tanto più giovane è la donna, tanto aumentano le possibilità di rimanere incinta". Il reimpianto di tessuto ovarico, ripristina la funzione endocrina dell’ovaio anche in donne poste in menopausa precoce dai farmaci utilizzati per i vari trattamenti oncologici.

"Le pazienti possono così riprendere ad avere il ciclo, evitando così tutte i disturbi connessi a una menopausa anticipata. Il trattamento non è indicato quando le condizioni della donna prima dell’inizio delle cure oncologiche non consentono il prelievo del tessuto. Ma si tratta fortunatamente di casi molto rari – conclude Seracchioli, fornendo anche dei dati –. Allo stato attuale a Bologna sono stati effettuati 950 prelievi di tessuto ovarico in pazienti adulte e 272 in pazienti in età pediatrica. Il tessuto ovarico è stato reimpiantato in 30 pazienti e sono state ottenute 16 gravidanze (53%): 8 bambini nati (27%), tre gravidanze in corso e 5 esitate in aborto. La percentuale di ripresa delle funzioni endocrine dell’ovaio è stata complessivamente del 92%".