Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Diserbante nuoce ai batteri amici delle api e del miele

Escluso un danno diretto del glifosato, ma secondo alcuni scienziati la chimica nei campi induce alterazioni del microbiota, con gravi conseguenze agli alveari

(Foto: proxyminder/iStock)

(Foto: proxyminder/iStock)

Secondo uno studio apparso sulla rivista PNAS, nella lista delle sostanze killer per le api bisogna aggiungere anche il glifosato, il diserbante più diffuso al mondo. Gli esperimenti a cura della University of Texas at Austin dimostrerebbero infatti che l'ingrediente attivo di Roundup, l'erbicida prodotto da Monsanto, danneggia i batteri intestinali degli insetti, con gravi conseguenze per la salute degli alveari. GLIFOSATO: DIBATTITO APERTO Nonostante il glifosato sia al centro di dibattiti per i suoi presunti effetti nocivi, al momento non esistono studi scientifici che ne certifichino in modo inequivocabile la cancerogenicità sull'uomo e sugli animali. L'erbicida agisce infatti su un percorso metabolico tipico delle piante, rivendicando al contrario una bassa pericolosità per la salute degli altri esseri viventi. Tuttavia, nel corso degli anni sono emersi dati contrastanti, che hanno suggerito ad alcuni paesi di adottare misure restrittive, anche solo per ragioni precauzionali. L'IMPORTANZA DEL MICROBIOTA Il lavoro della University of Texas at Austin è partito dall'assunto che il glifosato non altera direttamente il metabolismo degli animali, ma può forse danneggiare quello dei microrganismi che compongono il microbiota, la cosiddetta flora intestinale. Per quanto ci sia ancora molto da scoprire sul tema, la comunità scientifica è da tempo concorde nel considerare il microbiota un ecosistema complesso, che contribuisce in modo significativo alla salute di tutto l'organismo ospitante. API E GLIFOSATO: L'ESPERIMENTO Per prima cosa i ricercatori hanno esposto delle api da miele a livelli di glifosato pari a quelli impiegati nei campi, verificando un dimezzamento dei "batteri buoni" che aiutano l'insetto a digerire il cibo e difendersi dai patogeni. In una seconda fase è stata poi testata la capacità di sopravvivenza degli impollinatori nei confronti del Serratia marcescens, un batterio opportunista che attacca anche l'uomo. Il confronto con un gruppo di controllo ha dimostrato che negli insetti sani il tasso di sopravvivenza medio era del 50%, mentre la mortalità nelle api trattate con il glifosato saliva addirittura al 90%. SOS API Gli scienziati sottolineano che sebbene il glifosato non sia la causa principale del declino degli insetti impollinatori, i dati raccolti lo qualificano come un fattore di rischio. "Abbiamo bisogno di linee guida migliori per l'uso del glifosato, specialmente per quanto riguarda l'esposizione delle api, perché in questo momento si presuppone che l'erbicida non le danneggi", sottolinea il biologo e coautore Erick Motta. "Il nostro studio dimostra che non è così". LA RISPOSTA DI MONSANTO La Bayer, che da giugno 2018 è proprietaria del colosso biotecnologico Monsanto, ha replicato alle accuse con un comunicato ufficiale. Il documento ribadisce che nessuno studio su larga scala "ha mai trovato un legame tra il glifosato e i problemi di salute delle api del miele", e che quanto pubblicato su PNAS "non cambia la situazione".