Venerdì 17 Gennaio 2025
MIRKO DI MEO
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Detenute in scena . Il teatro carcere contro il pregiudizio

ll teatro del Pratello è una piccola cooperativa sociale di Bologna, nata nel dicembre del 2007 con l’intento di curare...

ll teatro del Pratello è una piccola cooperativa sociale di Bologna, nata nel dicembre del 2007 con l’intento di curare...

ll teatro del Pratello è una piccola cooperativa sociale di Bologna, nata nel dicembre del 2007 con l’intento di curare...

Il teatro del Pratello è una piccola cooperativa sociale di Bologna, nata nel dicembre del 2007 con l’intento di curare progetti teatrali rivolti ai minori in carico ai servizi di giustizia minorile, agli studenti di scuole superiori e agli adulti in carcere.

Paolo Billi si occupa dal 2008, in qualità di direttore artistico, del laboratorio teatrale nella sezione femminile del carcere bolognese della Dozza e con i Servizi di Giustizia Minorile. "Il teatro è una maniera alternativa – commenta Billi– che fa emergere aspetti del sé di cui non sono a conoscenza nemmeno gli stessi partecipanti". I laboratori presuppongono la partecipazione volontaria. Chi accoglie la proposta dunque "si impegna in un percorso faticoso. C’è sempre un tempo di conoscenza – commenta il direttore artistico– in cui i volontari familiarizzano con il teatro per comprendere se sono interessati oppure no. Alla Dozza, attualmente sono coinvolte circa venti detenute, mentre in tutela minori otto ragazzi".

Il laboratorio teatrale diventa perciò uno spazio esente da obblighi, in cui conoscersi e mettersi in gioco. Un safe place in cui confrontarsi con le emozioni.

"Si tratta di un luogo in cui le persone timide – dice Billi – in unaprimo momento non si sentono adatte, tuttavia alla fine succede che i timidi hanno più spazio nello spettacolo, al contrario, i più estroversi giungono alla fine più dimessi. Questo dà l’idea di come il teatro agisca sulla persona".

Il teatro di Billi non mette mai in scena la biografia delle detenute o dei giovani. "Non mi interessa la loro storia personale – sottolinea –. L’obiettivo non è mettere direttamente in scena la loro vita. Lavoro sempre attraverso propositi letterari. Il racconto del sé è veicolato attraverso storie altrui. Si parte sempre da un tema. Nel 2025 sarà Cicatrici, con sottotitolo, stigmate, ma non in senso religioso, ma inteso come quei segni che nascono da eventi traumatici e disagio sociale. Lo spettacolo ruota attorno a un testo letterario di riferimento legato al tema. Si leggono alcune pagine insieme, per proseguire con un lavoro di scrittura autonomo. Da queste scritture nascono le prime pagine del copione,che mette insieme la matrice letteraria e alcune delle riflessioni delle detenute".

Il teatro e i laboratori svolgono un ruolo di inclusione sociale poiché "gli spettacoli su cui lavoriamo io e la compagnia del Pratello– sostiene il direttore– si fondano su gruppi misti: detenute, ragazzi della tutela minori, liceali e universitari, giovani attori e anche cittadini che desiderano immergersi nel mondo teatrale". Lo spettacolo Ebò – andato in scena a teatro Arena del Sole di Bologna nel mese di gennaio – ha visto per protagoniste le studentesse del liceo Galvani del capoluogo emiliano, giovani attrici e i ragazzi delle tutela minori. "Negli anni passati – racconta Billi– hanno partecipato ad alcuni corsi anche agenti della polizia penitenziaria. Occasione per migliorare la qualità dei rapporti e superare la conflittualità".

"La creazione di gruppi misti, permette di vincere il pregiudizio e l’inclusione –continua Billi– è sempre legata al superamento di quest’ultimo. Il teatro esiste perché esiste lo spettacolo, che è il momento in cui ci si cimenta con la comunità. È qui che si attua l’aspetto più inclusivo a parer mio. Il percorso che porta alla messa in scena non è semplice. La fase più difficile è sicuramente il primo incontro, in cui nessuno si deve sentirsi giudicato. Bisogna catturare l’attenzione dei partecipanti e tramutarla in interesse. La prima cosa da fare con il gruppo è destare curiosità, bisogna provocare. La curiosità la vedi già negli occhi. Bisogna mutarla in impegno e capacità di mettersi in gioco. Un’operazione complessa. Giocare seriamente è difficile. È quello che fanno i bimbi per intenderci. Gli adulti non sono più capaci, fanno finta. La magia avviene quando si dimenticano che stanno giocando, è proprio su questo che si costruisce la tensione del teatro".