di Andrea Spinelli
Nessuno le può giudicare. La strana coppia Donatella Rettore & Ditonellapiaga sbarca a Sanremo con una Chimica tutta da ballare e come cover da eseguire nella serata del giovedì punta sul più celebrato cavallo di battaglia di Caterina Caselli. Dada e Margherita, Donatella e Ditonella, come già le chiamano sul web, si definiscono la coppia "più spudorata del Festival" e con la loro voglia di dance anni ’70-’80 sono tra le più accreditate a dare una bella scossa ai torpori del pubblico a casa, con tanto di verso della canzone anti-monache ("delle suore me ne sbatto") pure se la Rettore smorza: "Sono andata scuola da loro, mi hanno preso a ceffoni ma anche consolata". Tra la pantera di Castelfranco Veneto e la cantante romana due ci sono 42 anni di differenza, "ma fra le due, la 24enne è lei" giura Ditonellapiaga, ovvero Margherita Carducci (in uscita con l’album Camouflage), da cui è partita l’idea del brano.
Donatella, la sua ultima volta all’Ariston è stata nel ’94 con Di notte specialmente.
"È la quinta partecipazione, ma i miei successi sono nati altrove. Ho debuttato al Festival nel 1974 con scarsa fortuna, poi ho avuto successo all’estero e non ho più pensato a Sanremo. D’altronde in Italia c’erano tante altre trasmissioni alternative per farsi conoscere: Festivalbar, Saint Vincent, Fantastico e c’era il boom delle tv libere".
Cosa non le piaceva di Sanremo?
"Il Festival un tempo era molto più faticoso con le sue rivalità, le polemiche, i formalismi. Io ero giovane e sopportavo malissimo tutto questo, gli davo troppo peso".
Un disamore a prima vista.
"Ricordo che quell’anno, fra le ragazze, debuttammo in quattro. La più brava, Rossella, arrivò ultima nonostante avesse un pezzo di Riccardo Cocciante e una voce alla Aretha Franklin. Io che ho un’anima trasparente ma l’occhio lungo, sospettai qualche inciucio e la cosa non contribuì ad accrescere la mia passione la manifestazione. Oggi è tutto diverso".
Poi però è diventata una stella. Con una luce che brilla fino alle ultime generazioni che hanno scoperto su Spotify Splendido splendente e "dammi una lamatta che mi taglio le vene...".
"Già Nell’80 Gianni Ravera mi chiese di portare Kobra, ma rifiutai. Lui, che mi aveva un po’ scoperta, ci rimase male. Ero (anzi, sono) un cane sciolto, un cavallo pazzo, e non ne volli sapere".
Un pezzo del suo repertorio che avrebbe meritato quel palco?
"Una valanga, a cominciare da Io ho te, Estasi o Il mimo".
Perché quest’anno ha detto sì?
"A convincermi è stato Enrico Ruggeri, che firma un paio di brani nell’album su cui sono attualmente al lavoro. Mi ha detto: vacci, Sanremo ti consente di fare in una settimana quello che faresti in sette mesi di promozione. E così mi sono decisa… ma penso: ora in quei sette mesi cosa farò?".