Mercoledì 27 Novembre 2024
COSTANZA CHIRDO
Magazine

Da donna a donna: cinque film sulla violenza di genere

Una selezione di cinque pellicole, tutte dirette da donne, che trattano diversi aspetti dell’oppressione del sistema patriarcale

Una scena del film "C'è ancora domai", diretto da Paola Cortellesi

Roma, 27 novembre 2024 – Il 25 novembre è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, simbolo di una lotta che va avanti da anni e che tutt’ora, in molti paesi, continua a scontrarsi con ostacoli di tipo istituzionale, con leggi che deprivano le donne del controllo sul proprio corpo, e con una cultura patriarcale radicata fin troppo nel profondo della struttura sociale. La decostruzione della mentalità figlia del patriarcato è difficile e dolorosa, sia per le donne sia per gli uomini. Non è un processo semplice, ci vuole tempo, confronto e supporto reciproco tra le persone, a qualsiasi genere appartengano. Soprattutto, è un processo che deve essere continuo, non limitato a una sola giornata. Per questo motivo segue una lista di film, tutti diretti da donne, che affrontano il tema della violenza di genere da diverse prospettive.

Speak – Le parole non dette (2004, diretto da Jessica Sharzer)

Melinda Sordino (interpretata da Kristen Stewart) ha 14 anni. Al liceo la vediamo immersa in un clima di diffidenza generale nei suoi confronti, un ambiente in cui subisce bullismo e tende a isolarsi, incapace di parlare con le altre persone. Il motivo è che, poco prima che iniziasse la scuola, Melinda ha chiamato la polizia durante una festa. Quello che nessuno sa è che l’ha fatto perché è stata violentata da uno dei ragazzi più popolari della scuola, che successivamente diventa il fidanzato di una sua amica. “Speak” affronta il tema dello stress post traumatico mettendo lo spettatore nei panni di Melinda, accompagnandolo con lei attraverso il suo processo di rottura interiore e di ricostruzione, e lo fa in modo realistico ed estremamente toccante.

Una donna promettente (2020, diretto da Emerald Fennell)

Una volta a settimana Cassie (interpretata da Carey Mulligan) esce in un locale fingendosi ubriaca, finché non arriva qualche uomo che, con la scusa di offrirle il suo aiuto, cerca di approfittarsi di lei. È in quel momento che Cassie interrompe la messinscena, terrorizzando l’uomo di turno e mettendolo di fronte alle proprie azioni – dalle quali molti cercano di difendersi dietro la frase “ma io sono un bravo ragazzo”. Nessuno riesce a spiegarsi come mai Cassie, da sempre considerata una “giovane donna promettente”, tra le migliori del corso quando studiava medicina, si sia fatta carico di questa missione, mentre vive ancora con i suoi genitori e lavora in un bar. Eppure un motivo c’è, e risale proprio ai tempi dell’università. Provocatorio e spietato, “Una donna promettente” è un film “scomodo” per la società patriarcale e per tutti coloro che credono di poterla difendere o giustificare. 

La scelta di Anne – L'Événement (2021, diretto da Audrey Diwan)

È il 1963. Anne (interpretata da Anamaria Vartolomei) è una giovane studentessa che ad un tratto si ritrova ad affrontare una gravidanza indesiderata. Ma in Francia, nel 1963, l’aborto non è legale, e le donne che vengono scoperte anche solo alla ricerca di un modo per attuarlo rischiano la galera. Così “La scelta di Anne”, tratto dal romanzo autobiografico della scrittrice premio Nobel Annie Ernaux “L'evento” (2000), si trasforma in un thriller che vede la protagonista andare di dottore in dottore, di nascosto, alla disperata ricerca di qualcuno che possa aiutarla in un momento in cui anche i suoi coetanei per paura si rifiutano di farlo. Uno dei dottori le prescrive delle punture, che solo successivamente Anne scopre essere iniezioni che rinforzano il feto. Alcune persone, uomini, non pensano che le donne abbiano il diritto di fare questa scelta, le viene detto più avanti. “L’Événement” è una storia di coraggio, di lotta, di disparità e ingiustizia, messa sullo schermo in modo freddo, lucido, ma elegantemente, spaventosamente realistico.

Saint Omer (2022, diretto da Alice Diop)

Laurence Coly (interpretata da Guslagie Malanda) è un’immigrata senegalese a processo per aver abbandonato la figlia di 15 mesi sulla riva di una spiaggia, lasciandola così a morire. Rama (interpretata da Kayijge Kagame) invece è un’insegnante di letteratura francese all’università, che sta lavorando a un libro sull’antico mito di Medea e trova ispirazione per le sue pagine proprio seguendo il processo di Coly. Quando in aula la giudice le chiede come mai ha ucciso sua figlia, Laurence risponde di no, aggiungendo: “Spero che questo processo potrà dirmelo”. Così, mentre accusa e testimoni la vedono come un mostro da rinchiudere, Rama inizia a trovare una risonanza con la sua vita e con la sua gravidanza. Basato su una storia vera, “Saint Omer” parte da un fatto crudo e terribile per portare il pubblico a una riflessione più profonda sulla maternità.

C’è ancora domani (2023, diretto da Paola Cortellesi)

Roma, dopoguerra degli anni ‘40. Delia (interpretata da Paola Cortellesi) è una donna intrappolata nella vita di casa, scandita dalle dinamiche di oppressione di un marito violento e dal rapporto difficile con una figlia che la disprezza per la sua apparente incapacità di reagire agli abusi. La violenza che subisce è soffocante anche per lo spettatore, che assiste aldilà dello schermo. Ma quella di Delia è una resistenza silenziosa, una lotta fatta di piccoli gesti, come mettere da parte dei soldi di nascosto per permettere alla figlia un futuro migliore. Poetico nelle riprese e commovente fino all’ultima scena, “C’è ancora domani” trasforma una storia di oppressione in un forte messaggio di emancipazione che ha toccato diverse generazioni di donne.