di Paolo Galliani
Santa verità: c’è un convoglio ferroviario nella storia di ognuno di noi. E il più delle volte ha precise connotazioni: ha una velocità non eccessiva perché di nevrosi e stress è già pieno il mondo; si arrampica tra vallate e le montagne perché il desiderio di vedere cosa ci sia ’dall’altra parte’ di una frontiera fisica è un elemento essenziale di una vera esplorazione. E regala emozioni wow a chi ha la curiosità piacevolmente infantile di restare per ore con il naso appiccicato al finestrino panoramico per non perdere nulla del bello che sta tutt’attorno.
Come capita a bordo del Trenino Verde delle Alpi, gioiellino dell’elvetica BLS che lascia Domodossola e in un paio d’ore promette di raggiungere la graziosa capitale della vicina Confederazione. Curioso. La meta dichiarata è Berna. Ma una volta a bordo, macinando chilometri lungo la linea ultracentenaria che porta in Svizzera , ci si rende conto che la destinazione più emozionante è proprio lui, il Trenino, che dopo la Val Divedro supera i quasi 20 chilometri della galleria del Sempione; fa tappa a Briga per poi addentrarsi nella Valle del Rodano e superare il dislivello di 450 metri che permette di arrivare a Goppenstein; quindi attraversa la galleria in quota del Lötschberg.
Non è finita. Anzi le sorprese si accumulano: dopo la galleria elicoidale di 1665 metri che permette di affrontare una pendenza del 27% e l’imponente viadotto di Kander, a prendersi la scena sono le due perle che annunciano l’Oberland Bernese: la cittadina di Spiez incorniciata da vigneti e pendi soleggiati, quasi a raddolcire il severo paesaggio alpino che fa da cornice; e il delizioso borgo medievale di Thun, con l’invitante short break emozionale del resto compreso nella ’Carta Giornaliera BLS Trenino Verde’: la navigazione in battello sul lago omonimo.
Ovvio, senza dimenticare il punto finale di arrivo. Che peraltro, ripaga con gli interessi. Perché poche città europee hanno la grazia estetica e il mood di Berna, gioiello di urbanistica medievale degno del World Heritage Unesco, con 6 chilometri di arcate incorniciate da botteghe e atelier, palazzi e residenze che non hanno subìto l’oltraggio del tempo, la Torre dell’Orologio e l’interessante Zentrum progettato nel 2005 da Renzo Piano e dedicato alle opere del grande Paul Klee. Sipario più doveroso che inevitabile: la popolarissima ’Fossa degli Orsi’, omaggio ai plantigradi che campeggiano nello stemma ufficiale del cantone bernese ma anche nell’immaginario collettivo.
È già tempo di tornare in Italia? Dipende dal documento di viaggio prescelto tra 1 o 2 giorni (info e prenotazioni sul Trenino sul sito www.bls.chtreninoverde). Tant’è. C’è comunque da godere il ritorno verso Domodossola. Accompagnati, se serve, dal famoso mantra di Agatha Christie: "Viaggiare in treno significa vedere la natura, gli uomini, le città, le chiese e i fiumi. Insomma, la vita". Appunto.