Sabato 6 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Cuore di Stone: "Peggio del Vietnam? Il divorzio dei miei"

Dolori di vita e delusioni politiche, la droga e i fallimenti come le pellicole indimenticabili. "L’unica strada è non darsi mai per vinti" .

Migration

di Beatrice Bertuccioli

Ci sono ferite e ferite. Alcune lasciano cicatrici profonde che anche il tempo non cancella. E allora può accadere che il divorzio dei genitori, quando si è adolescenti e figli unici, ti segni non meno delle ferite vere riportate in guerra. Ne sa qualcosa Oliver Stone, passato da una "magica infanzia newyorchese" all’inferno del Vietnam e infine a Hollywood, sempre però rimanendo fedele alla sua natura di anarchico e ribelle. Il regista, 74 anni il prossimo 15 settembre, tre volte premio Oscar (per la sceneggiatura di Fuga di mezzanotte e per la regia di Platoon e di Nato il 4 luglio) apre il suo cuore nell’autobiografia Cercando la luce, dal 27 agosto nelle librerie con La Nave di Teseo. Oltre cinquecento pagine in cui parla "della voglia spasmodica di realizzare un sogno a tutti i costi… parla dell’arte di arrangiarsi, tirando la cinghia, improvvisando, sgomitando, inventandosi espedienti pur di realizzare un film e portarlo nelle sale…". E parla ancora di droga, di fallimenti, di crescita. "Parla della volontà – scrive – di non darsi mai per vinto".

Stone, perché nel libro si è fermato al 1987 e alla vittoria dell’Oscar con “Platoon”, il film in cui ha raccontato la sua esperienza in Vietnam, pellicola vincitrice di 4 Oscar?

"Sono i primi quarant’anni della mia vita, il momento in cui si realizza un sogno che avevo nutrito, desiderato, raggiunto e realizzato a costi elevatissimi, con tanto lavoro, sangue, sudore, fallimenti e passi indietro. È la conclusione di un ciclo. Racconta la storia di me ragazzo, dalla mia vita a New York alla devastante esperienza in Vietnam, che mi ha portato poi a vedere il mio Paese in modo diverso da come l’avevo visto fino ad allora".

Con “Platoon” cambia anche la sua carriera di regista.

"Dall’outsider con pochi soldi di Salvador sono diventato il “re” di Wall Street, lavorando per la prima volta per una grande casa cinematografica, con un budget elevatissimo. Con Wall Street iniziò per me un nuovo ciclo e per la prima volta coinvolsi mio padre, che per 45 anni aveva lavorato a Wall Street. Purtroppo però, lui è morto nel 1985 e il film si è fatto due anni dopo. Ho pensato che fosse interessante fare un film che parlasse di businness e dopo quel film, in effetti Wall Street ha iniziato ad attrarre anche la gente comune. Prima, ai tempi di mio padre, era considerato volgare parlare di soldi, dopo, non più. Da Reagan in poi, comandano i soldi".

Sempre convinto democratico?

"Non credo che vincerà Trump. Ma il problema è che non c’è un partito della pace: sia repubblicani sia democratici investono somme enormi, un trilione di dollari l’anno, in spese militari anziché in servizi per i cittadini".

Stone dopo avere fatto tappa ieri a Roma, inaugurando il Timvision Floating Theatre, un’arena galleggiante sul laghetto dell’Eur realizzata da “Alice nella città”, sarà poi tra l’altro oggi a Pesaro, il 26 a Fano, il 27 a Senigallia, il 2 settembre a Bassano del Grappa per la Milanesiana e il 3 settembre a Venezia per la Mostra del Cinema.