Sabato 27 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Cucinotta e l’arte di "imparare a perdonare"

L’attrice torna in tv su Raiuno con “Il meglio di te“. "Il mio personaggio mi ha fatto sentire il bisogno di riflettere su certe mie scelte"

Cucinotta e l’arte di "imparare a perdonare"

Cucinotta e l’arte di "imparare a perdonare"

Racconta Maria Grazia Cucinotta che avere interpretato il personaggio di Nicole, l’ha portata a riflettere sul valore del perdono. Nicole si è allontanata da anni dal marito, Antonio (Vincent Riotta), e continua a provare un profondo risentimento verso di lui per i tanti tradimenti. Ma quando, per una serie di circostanze, lo reincontra in quella che era la loro casa e lo scopre malato di tumore in fase terminale, inizia a ripensare al loro rapporto. E a capire quanto quell’astio faccia male per prima a lei. Il meglio di te, regia di Fabrizio Maria Cortese, andrà in prima serata su Raiuno mercoledì.

Maria Grazia, difficile perdonare per Nicole.

"Nicole aveva cancellato il passato e con il suo nuovo amore, Simone (interpretato da Simone Montedoro), era felice. Ma quando torna nella casa dove si trova il marito, inizia un nuovo percorso fatto di dolore, di rabbia, di confronti ma anche di grandi lezioni di vita. Vuole dimostrare al suo ex che può essere felice anche senza di lui, ma quando l’amore è quello vero, e capita una volta nella vita, ti lascia un segno così grande che è difficile da cancellare. E quindi, quando si trova di fronte a lui, capisce che errore grande aveva fatto a non perdonare".

E per lei, è difficile perdonare?

"All’inizio ero un po’ come Nicole, poi, attraverso questo film ho capito l’importanza del perdono. Ogni personaggio che interpreti lascia un qualcosa in te. Mi sono fatta molte domande, forse anche perché siamo stati per settimane isolati, immersi in questa storia. Il film mi ha portata a riflettere e tornata a casa ho fatto tante telefonate, soprattutto per parlare, perché a volte si chiude un rapporto senza fare nemmeno la fatica di capire chi ha sbagliato e perché. Da anni ho un’associazione che si occupa di donne che subiscono violenza e quindi dico sì al perdono ma solo dove non c’è violenza, solo dove c’è rispetto e amore vero".

Come mai eravate isolati per girare il film?

"Eravamo veramente isolati in questo posto meraviglioso, Rifreddo di Potenza – e si chiama Rifreddo perché lì fa veramente freddo – su una montagna circondata da boschi, dove nemmeno prende il telefonino. È stato un film ricco di emozioni. Ma, devo confessarlo, anche di grandi mangiate. Ogni sera in albergo trovavamo la cena preparata da un borgo diverso che cucinava una diversa specialità. Ho scoperto che in Basilicata si mangia benissimo. Vincent, che doveva dimagrire per interpretare un malato terminale, ha preso dieci chili e io ne ho presi otto".

Un film, per lei, dopo una lunga assenza.

"Per me è un ritorno in Rai, dove sono nata professionalmente nel 1987 e dove ho continuato a lavorare per molto tempo. Negli ultimi quindici anni poi ho scelto di vivere in Cina, dove ho fatto esperienze diverse, compreso un documentario per il governo di Pechino e altre iniziative in campo cinematografico. Ma facevo avanti e indietro con l’Italia, occupandomi anche di produzione. Comunque, arrivata a questa età, 55 anni, penso che sia meglio fare un film in meno, senza sbagliare, che un film in più che non ti porta da nessuna parte".

Quest’anno ricorrono i trent’anni de Il postino, il film, accanto a Massimo Troisi, che ha segnato una svolta nella sua carriera.

"È un anniversario per me importante. Trent’anni sono volati via. Continuare a parlare di un film per trent’anni è una cosa straordinaria, e ne parlo non solo qui ma in tutto il mondo. Ancora oggi viene studiato nelle università americane. È un film speciale e quando i film sono speciali, durano per sempre".