Venerdì 29 Novembre 2024
ALESSANDRO BELARDETTI
Magazine

La mia vita da croupier. "Ho visto milioni bruciati"

Stefano Melani, il principe dei casinò: "Mi chiamano per serate esclusive sui mega yacht. Un americano lasciò 20 milioni sul tavolo da poker"

Stefano Melani

Stefano Melani

Londra, 18 novembre 2019 - “Londra è la vera capitale del gioco d'azzardo, tutti pensano a Montecarlo, ma è in Inghilterra che il mercato si sta espandendo davvero”. Stefano Melani, padovano di 49 anni, vive nella City e conosce ogni segreto dei casinò. Croupier di fama mondiale, dopo 30 anni passati tra migliaia di tavoli verdi, dalla Svizzera a Macao, ora lavora solo su mega yacht, in serate esclusive per vip, principi, sceicchi e re. “Tutto assolutamente legale”, assicura. In più, insegna il mestiere ai giovani, da team manager della scuola bolognese 'Centro di formazione croupier'.

Molti croupier iniziano da giocatori. Lei quanti soldi ha perso prima di 'vincere'? “Io, prima di iniziare, non ero mai entrato in un casinò. Ogni tanto un pokerino con gli amici, a scopo ricreativo. Sono stato fortunato, molti miei colleghi li ho visti in difficoltà con la ludopatia. Ero geometra in studio da papà, ma ho capito subito che non era la mia strada. Ho iniziato la scuola per croupier e dopo tre mesi di formazione è iniziato il sogno: un contratto a tempo indeterminato in un casinò di Londra”.

Qual è l'identikit del perfetto croupier? "Conoscere le lingue è importante, io ne so quattro. I casinò non cercano chi sa fare giochi di prestigio o chi sa contare le carte. Servono capacità ricettiva, sorriso pronto, disponibilità. Bisogna fare sentire a proprio agio i clienti affinché rimanga il più possibile e poi torni”.

Lei è in grado di contare le carte? “Sì, ma sono tecniche 'passate'. Ormai i casinò usano macchine e mescolatori automatici”.

I casinò sono presi d'assalto dalle truffe? “Certo, anche a livello tecnologico, ce ne sono nuove ogni giorno: telecamere, lettori di raggi ultravioletti, raggi X negli occhiali. Dei cinesi avevano telecamere nei polsini delle giacche, con la visuale dall'alto al basso leggevano tutte le carte. Il casinò ha strumenti hi tech per notare strane frequenze radio. Poi ci sono gli impiegati infedeli, d'accordo con i clienti, ma sono i più sciagurati perché si rovinano la carriera per pochi spiccioli”.

Tatuaggi, barba, piercing, accessori: cosa non è consentito a un croupier? “Sul viso e nelle mani non deve esserci niente. Tasche cucite per evitare di rubare fiches, anche se ora sono elettroniche. Poi il casinò dà le proprie linee guida: fuori dalla struttura non si devono salutare i clienti, non si deve uscire con i clienti, bisogna sempre parlare ad alta voce. Se si sgarra si va sotto investigazione, i rischi sono alti”.

Dovete essere anche un po' psicologi. Ma il giocatore ha sempre ragione? “Non sempre. Si deve arrivare a una soluzione pacifica, per non perdere il clienti. Ma non gli regaliamo i soldi”.

È mai stato aggredito da un cliente impazzito per aver perso molto? “No. Spesso quando perdono molto, tentano di barare per continuare. In compenso, ho ricevuto diverse avances da parte di donne”.

Qual è stata la perdita più importante a un tavolo da gioco? “Stavo lavorando per due miliardari americani. Si giocava a poker, 9 ore di partita: piccolo buio 10mila euro, grande buio 25mila. Eravamo su un mega yacht fuori Montecarlo, in acque internazionali, e uno dei due ha perso 20 milioni di euro. È andato via cantando e ridendo: sono rimasto pietrificato”.

E tra gente comune? “Ho visto persone giocarsi i soldi della spesa, i risparmi, lo stipendio. Ecco, questo è un problema: deve azzardare solo chi può permetterselo. Nei casinò seri, infatti, c'è un controllo finanziario rigido sui giocatori: quando superano 1.500 euro di cambio vengono chieste spiegazioni e documentazione. Se non dispongono di fondi di garanzia, li segnaliamo alle autorità e devono uscire. Altrimenti per la proprietà c'è l'accusa di riciclaggio”.

Mi racconta l'episodio più assurdo di un baro? “A Bruxelles scovammo un uomo travestito con barba finta e parrucca nel casinò quasi nuovo. Quando si inaugura c'è sempre l'assalto dei bari, che puntano sulle procedure di sicurezza ancora da oliare”.

Ogni giocatore ha un rito scaramantico. Quali sono i più buffi che ha visto? “Amuleti e portafortuna di ogni tipo. Un miliardario americano prima di iniziare il gioco ci fa mettere tutti in cerchio, in un rito mistico con l'incenso, per fare arrivare la fortuna. La superstizione dei re, sceicchi e principi del Medioriente è legata soprattutto a ciò che vedono nei film sul gioco d'azzardo o nelle trasmissioni. Sono scaramanzie occidentalizzate”.

In Italia mancano leggi adeguate nel gioco d'azzardo? “Siamo il terzo mondo. Nelle sale manca una 'gambling commission', un'equipe di esperti che controlli dipendenti, giocatori e operatori. Dal momento che la vigilanza è compiuta dal Comune, con ispettori che non hanno mai lavorati nei casinò e non conoscono le dinamiche interne, la qualità dei casinò scade. Gli arbitri non hanno competenze”.

Ha lavorato con molti vip? “Tanti calciatori e tanti attori. Samuel L. Jackson, Mike Tyson, Matthew Modine, Forrest Whitaker, diversi calciatori attuali della Juventus e del Milan. Mi invitano in posti autorizzati per giocare o prenotano l'area vip dentro ai casinò. Il gioco d'azzardo è per quella gente lì, chi ha i soldi”.

Melani con il pallone d'oro Kakà
Melani con il pallone d'oro Kakà

Qual è stata la perdita più importante di un vip? “Uno sceicco arabo dopo 9 ore alla roulette ha perso 45 milioni di dollari. Eravamo come in un bunker, io non mi sono mai alzato per andare al bagno. Continuava a perdere e tutti mi guardavano pensando che il gioco fosse truccato”.

Lei spesso ha davanti a sé persone ludopatiche. È brutto da dire, ma è sempre lei quello che deve spremerle per far guadagnare il casinò. Come gestisce questa situazione? “Siamo preparati grazie a corsi formativi continui. Conosciamo i segnali da leggere, alla fine del turno di lavoro siamo obbligati a scrivere un rapporto sulle situazioni sospette. Ad esempio, se un cliente litiga con altri giocatori, se va al bancomat spesso, se fa puntate irregolari, se non è vestito in modo adeguato. Pensi che in Svizzera, dentro ai casinò, c'è una mensa dedicata a chi ha perso tutto per colpa del gioco”.

Il mercato dei croupier è saturo o c'è posto per i giovani? “Dai casinò italiani riceviamo richieste di contratti, ma i bilanci spesso sono in rosso e non c'è spazio per assunzioni. Le condizioni non sono ottimali, qui questa professione è al tramonto. La gestione pubblica non aiuta la crisi, poi le slot machine e i siti on line hanno danneggiato i casinò. All'estero le strutture sono private con gestione oculate: si guarda al profitto e alla performance. Da quando Campione ha chiuso, i casinò di Lugano e Mendrisio hanno avuto un boom di giocatori: +40%. La domanda c'è, l'offerta è precaria”.

Quanto guadagna un croupier? “Io, che rappresento però lo 0,1% dei croupier, ad altissimi livelli posso anche arrivare a 10mila euro a serata. La media per i ragazzi è di 1.500 euro al mese, poi se la categoria è più alta il guadagno cresce, arrivando anche a 7mila euro al mese. Normalmente poi ci sono circa 200 euro di mancia a sera”.

Qual è stata la mancia da record che ha ricevuto? “Una volta in una sera ho incassato 75mila dollari: mi avevano dato la commission sulla partita della rouletta e ho vinto tanti soldi e il re mi ha lascito il 5% dell'utile. A Londra una principessa vinse alla roulette e lasciò un milione di sterline di mancia ai croupier”.

E la giornata che ha lavorato di più, quante ore di fila in servizio? “E' successo spesso a Londra, per 16 ore di fila. Succede anche per i miliardari che mi ingaggiano, lì l'adrenalina ti fa dimenticare la stanchezza”.

Quali sacrifici le richiede la sua vita? “Non sono sposato e non riesco a crearmi una famiglia: sono un single disperato. Del resto, chi può starmi dietro? Lavoro con la valigia in mano. Avere una casa è quasi impossibile, sono sempre dall'altra parte del mondo, negli States, nel Golfo Persico”.