Domenica 22 Dicembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Magazine

Coyote e attacchi all’uomo, l’esperto dell’Ispra: ecco come si spiegano. Lupi, cosa sapere

Genovesi: dove si sono verificati i casi e perché. Aggressioni dei lupi? Rarissime in tutto il mondo

Roma, 1 gennaio 2023 - Coyote che attaccano l’uomo: virale in America il video della bambina di 2 anni trascinata via e salvata dal padre. Mentre gli scienziati hanno provato a risolvere quasi come fosse un cold case l’unico assalto mortale finora documentato, quello di un branco che nel 2009 in Canada uccise Taylor Mitchell, 19 anni, promessa del folk, durante un’escursione nel Cape Breton Highlands National Park. La spiegazione possibile: i coyote non trovavano più nell’ambiente le loro prede preferite, quelle di piccole dimensioni, tanto che i ricercatori hanno documentato come ormai al centro della dieta ci fossero le alci. 

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Pietro Genovesi, responsabile fauna selvatica dell’Ispra: che cosa sta succedendo? 

"Il tema è delicato. I coyote in alcuni contesti in America, ad esempio nel Parco dello Yellowstone, avevano cominciato a seguire gli sciatori e avevano morso alle gambe alcune persone. Quindi c’erano segnali che si stava perdendo la distanza minima di fuga, l’elusività. Poi il lupo ha ristabilito l’equilibrio, predando il coyote. E questi comportamenti non si sono più verificati. Il lupo attacca il coyote e in Italia anche lo sciacallo dorato, che è di stazza più piccola, come una volpe. Uno dei ‘tappi’ che ha probabilmente incontrato lo sciacallo è proprio quello del lupo".

I predatori possono attaccare anche l’uomo, in assenza di altre prede?

"Non è tanto un problema di predazione ma della possibilità che ci siano attacchi, per condizioni particolari. Anche i cervi o le mucche possono attaccare l’uomo. Da un predatore come il lupo ce lo potremmo aspettare ma gli episodi sono davvero rarissimi, nei secoli. Succedeva nel Medioevo con i bambini, è successo in Spagna negli anni Settanta, in India negli anni Ottanta. Però stiamo parlando di contesti degradati, di bambini molto piccoli, di 2-3 anni, magari lasciati da soli nel bosco. In Israele alcuni lupi hanno provato a portare via bambini di quell’età".

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"Abbiamo chiesto maggiori dettagli e informazioni ai colleghi israeliani. Anche in quel caso i genitori se ne sono accorti e hanno salvato i bambini. Il branco è stato abbattuto e il problema non si è più ripresentato". 

In Italia, invece?

"In Italia nessun predatore attacca l’uomo per fame e sono pochissimi in generale gli incidenti. Ripeto, sono molto rari anche i casi nel mondo. Parlando di aggressioni: quella mortale in Grecia che era stata attribuita al lupo riguardando bene i dati era stata invece provocata da cani. Quindi, in sintesi: nel mondo gli attacchi da lupo all’uomo sono talmente rari da risultare sorprendenti. Perché parliamo comunque di un predatore. Ma sicuramente dobbiamo essere pronti a cogliere segnali e casomai intervenire se rileviamo comportamenti anomali di confidenza verso l’uomo".

Gli attacchi dei lupi ai cani possono essere considerati anomali?

"Ci sono due casistiche: da un lato c’è la predazione sui cani da caccia, e questo tutto sommato è più normale. Diverso invece è il caso della predazione che avviene vicino alle case. Ci vuole più attenzione perché parliamo di lupi che stanno perdendo la naturale elusività verso l’uomo".

Ma è un campanello d’allarme?

"Sinceramente sono più spaventato da un cane che da un lupo".

"Abbattimento selettivo dei lupi: quando è consentito"

"Rimangono vigenti le norme comunitarie, il lupo è tutelato dalla direttiva Habitat. La possibilità di abbattere lupi è riservata a casi estremi, che sono ben chiariti. Quasi tutti i paesi europei hanno applicato queste deroghe, l’Italia non ha ancora ritenuto di farlo. Ma non è un’ipotesi impossibile, questa è una scelta politica".

Quindi l’emendamento del governo non c’entra?

"No, perché modifica la 157, che è la legge sulla caccia. Ma non può intervenire sul Dpr 357, che è il recepimento della direttiva Habitat".

E quali sono i casi estremi previsti?

"Tre paletti molto chiari: bisogna dimostrare che ci sia un danno, insomma un rischio serio; che si siano valutate tutte le misure alternative e che l’abbattimento non metta in pericolo lo stato di conservazione della popolazione. Rispettando questi tre punti, è possibile autorizzare gli abbattimenti in deroga".