Domenica 17 Novembre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Cortellesi e Rohrwacher, il talento delle donne

Premiate alla Festa del cinema di Roma. Un’edizione coi debutti alla regia di Buy, Smutniak e Mezzogiorno e il film di Borrelli sulle spose bambine

Paola Cortellesi festeggia uno dei premi ricevuti ieri

Paola Cortellesi festeggia uno dei premi ricevuti ieri

Roma, 29 ottobre 2023 – Una Festa del Cinema di Roma nel segno delle donne, del loro talento, delle loro storie. Con il premio come migliore attrice ad Alba Rohrwacher, il debutto di quattro attrici nella regia, Paola Cortellesi, Margherita Buy, Kasia Smutniak, Giovanna Mezzogiorno, e tante altre, da Roberta Torre a Emma Dante, da Ginevra Elkann ad Alice Rohrwacher, che con le loro opere hanno fatto divertire, commuovere e riflettere il pubblico accorso sempre numeroso alle proiezioni. E anche il film presentato ieri nell’ambito di Alice nella Città, sezione parallela e autonoma della Festa, The goat, di Ilaria Borrelli, ha aggiunto un altro tassello a questo mosaico di storie al femminile. Con una sorta di fiaba dalla parte delle bambine, di quelle che in tutti i paesi poveri del mondo non hanno diritti.

E se il bel film di Paola Cortellesi che ha aperto questa diciottesima edizione, C’è ancora domani (vincitore di ben tre premi: Premio del Pubblico, Premio Speciale della Giuria Menzione Speciale Migliore Opera Prima), attualmente nelle sale con ottimi risultati, è il ritratto in bianco e nero di Delia, donna picchiata e umiliata dal marito nell’Italia del ’46, The goat, regista italiana, produzione araba, anche con Mira Sorvino e John Savage, girato nel deserto al confine tra Egitto e Libia, ricorda il dramma delle spose bambine, considerate, come Delia, delle nullità.

"Ho viaggiato molto nei paesi poveri e soprattutto da quando sono diventata mamma, ho iniziato a interessarmi del traffico di bambini e in particolare delle bambine perché ho visto che nei paesi poveri, che sono il 95 per cento dei paesi al mondo – spiega Ilaria Borrelli – sono le prime che devono sempre pagare, che devono sacrificarsi. Se c’è povertà, se c’è guerra, sono le prime che non vengono mandate a scuola, che vengono vendute, che non sono curate. Quindi ho sentito il dovere morale di far sentire la loro voce". La regista ricorda che "le spose bambine sono 50 milioni oggi nel mondo, e che la fistula ostetricale (l’utero troppo piccolo si spacca quando partoriscono) ne uccide ogni anno milioni". Attrice, Ilaria Borrelli, di film e serie, in Italia e Francia, da quindici anni è passata alla regia per far conoscere quello che riteneva doveroso far conoscere. "Ho visto cose che mi hanno fatta piangere, come le bambine, in Cambogia, sedute nei bordelli ad aspettare. Ho impiegato sei anni per realizzare The goat perché sono temi delicati – spiega – che fanno paura ai produttori, ma vanno affrontati perché il cinema ha un potere enorme, può aiutare a cambiare le cose".

E sembra di sentire Kasia Smutniak che, presentando Mur, ha sottolineato che a spingerla non è stato il desiderio di fare una regia ma l’esigenza di documentare quello che stava accadendo nel suo paese d’origine, la Polonia, dove si stava innalzando un muro al confine con la Bielorussia per bloccare il passaggio dei profughi. E anche l’esordio da regista di Giovanna Mezzogiorno, il corto Unfitting, è una denuncia di quel fenomeno grave e intollerabile che è il ‘body shaming’, che colpisce soprattutto le donne e che lei stessa ha vissuto sulla sua pelle quando, dopo la nascita dei suoi due gemelli, era ingrassata e non mancavano mai di farla sentire ‘inadeguata’.

E questo drappello di attrici, debuttanti registe, è forse l’istantanea più bella di questa Festa. Il loro entusiasmo, l’impegno. E anche la gioia, come per un’altra fantastica debuttante, Margherita Buy, che con Paura di volare ha confezionato una commedia divertente, superando, se non la paura dell’aereo, quella di affrontare un’impresa complessa come la realizzazione di un film.

Se il programma ufficiale della Festa si è chiuso con due serie, Suburraeterna e Mare fuori 4, sembra più giusto e coerente far mettere il suggello a questa edizione nel segno delle donne, alla piccola protagonista di The goat, Hadyia, che, nonostante le violenze subite, per salvare la sorgente d’acqua del suo villaggio, affronta coraggiosa, e alla fine vincente, il deserto, in compagnia soltanto della sua capretta.

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