Martedì 26 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Come sviluppare organi artificiali sulla ISS

A bordo della Stazione Spaziale Internazionale vogliono capire se la microgravità favorisce l'abilità delle cellule staminali di creare nuovi tessuti

Ricostruzione 3D della Stazione Spaziale Internazionale

Ricostruzione 3D della Stazione Spaziale Internazionale

Lo scorso 7 marzo, 250 provette contenenti cellule staminali umane sono volate sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove verrà testata la loro capacità di crescere in un ambiente di microgravità. L'esperimento, a cura dell'Università di Zurigo (UZH), potrebbe aiutare gli scienziati a capire ad esempio come sviluppare organi da riutilizzare per i trapianti. Il materiale è arrivato a bordo della base orbitante tramite la spedizione di rifornimento CRS-20, coordinata da SpaceX per conto della Nasa. La navetta cargo, partita da Cape Canaveral, conteneva anche un mini laboratorio mobile chiamato CubeLab, un sistema sterile chiuso che permette alle cellule staminali di proliferare e differenziarsi all'interno di un ambiente controllato. Come noto, le cellule staminali si prestano a numerose applicazioni mediche, in quanto sono per loro natura capaci di trasformarsi in diversi tipi di altre cellule. Tuttavia, spiegano gli autori dello studio, "forze fisiche come la gravità sembrano avere un ruolo fondamentale nella differenziazione cellulare e nel regolare il modo in cui i tessuti si formano e si rigenerano". L'esperimento sfrutta quindi la microgravità presente sulla ISS per determinare fino a che punto queste forze fisiche influenzano i meccanismi che portano le cellule a specializzarsi e organizzarsi liberamente. L'ipotesi è che la quasi assenza di gravità favorisca la formazione di tessuti tridimensionali. In caso di successo, i ricercatori replicheranno gli esperimenti su scala più ampia, fino a giungere alla possibile fabbricazione di tessuti da utilizzare nei trapianti di cartilagine o epatici. Lo produzione di organi artificiali partendo da cellule staminali potrebbe inoltre fornire un'alternativa alla sperimentazione di certi farmaci sugli animali. Nel commentare il lavoro del suo team, il professore di anatomia Oliver Ullrich, dell'UZH, ha inoltre aggiunto: "Tra qualche decennio, il genere umano utilizzerà l'orbita terrestre bassa come luogo di routine per la ricerca e lo sviluppo".