Giovedì 28 Novembre 2024
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Giornata internazionale della traduzione: come si diventa traduttori in Italia

Il 30 settembre è il giorno in cui ogni anno, per volere dell’Onu, si festeggia la ricorrenza: ecco perché è così importante, ancora oggi

Crediti iStock - Giornata internazionale della traduzione

Crediti iStock - Giornata internazionale della traduzione

Da ormai tre decenni ogni anno il 30 settembre celebriamo la Giornata Mondiale della Traduzione, un evento che coincide con la festa di San Girolamo, il traduttore della Bibbia considerato da molti come il precursore di quest’arte così tanto affascinante. Istituita nel 1953 dalla Fit (Fédération Internationale des traducteurs) per la prima volta, fu successivamente riconosciuta in modo ufficiale nel 1991 per rendere omaggio ad un mestiere complesso e molto spesso bistrattato, misconosciuto ai più e proprio per questo da approfondire.

Le origini della traduzione

Con il termine traduzione (spesso è facile confondersi con l’interpretariato) ci si riferisce a quel lavoro di trasposizione di una lingua scritta A di partenza ad una lingua scritta B di arrivo: l’obiettivo dell’esperto è quello di diventare un ponte tra popoli, in grado di trasformare parole rimanendo però il più fedele possibile all’originale. Non si tratta, contrariamente a quello che molti potrebbero pensare, di un processo così scontato: per diventare buoni traduttori è infatti necessario conoscere non soltanto i propri idiomi di lavoro ma avere anche una conoscenza eccellente della propria lingua madre e di tutti gli aspetti culturali necessari. Questo tipo di necessità linguistica è di fatto antichissima. Secondo l’Università Gregorio VII di Roma sembra che l’esistenza della professione di traduttore si possa far risalire come minimo già alle civiltà egizia e a quelle mesopotamiche, a partire dal 3000 a.C. I primissimi traduttori in assoluto furono gli scribi, personaggi di alto spessore intellettuale che rivendicavano alla luce della loro sterminata cultura il loro importante ruolo ufficiale e amministrativo e per questo motivo occupavano posizioni di spicco all’interno delle suddette civiltà. A conferma di ciò sono apparsi grazie agli scavi degli archeologi diversi preziosi reperti come tavole con le primissime grammatiche e con primitivi glossari che gli scribi utilizzavano nella loro attività quotidiana. Come anticipato, un importante ruolo per la storia di questa professione l’hanno avuto le varie traduzioni dei testi biblici: questo perché a lungo la popolazione smise di parlare la lingua ebraica, contribuendo così alla sua quasi estinzione, motivo per cui si rivelò necessario tradurre le Sacre Scritture in un linguaggio più comprensibile per tutti. Fu così che nel III secolo a.C. Tolomeo II Filadelfo ordinò a 72 saggi che parlavano perfettamente entrambe le lingue la traduzione della Bibbia dall’ebraico al greco. Nacque in questo modo quella che viene comunemente chiamata la versione alessandrina della Bibbia. Nel secondo secolo d.C. arrivò poi la versione della Bibbia tradotta dal greco al latino, chiamata Vetus Latina, mentre nel 383 d.C. si arrivò all’incarico di San Girolamo (da parte di Papa Damiano I) di redigere una nuova versione latina della Bibbia. Per riuscire a portare a termine questo compito, lungo e complesso, il santo fu costretto a trasferirsi a Betlemme per perfezionare la sua conoscenza della lingua ebraica e per immergersi nella cultura locale. Il risultato degli sforzi di San Girolamo confluì in quella che attualmente chiamiamo ‘La Vulgata’, da molti considerata ancora oggi come una delle migliori traduzioni della Bibbia mai completate, a tal punto che fino al XX secolo l’opera è stata utilizzata come base fondamentale per tutte le successive traduzioni della Bibbia (compresa quella in lingua tedesca ad opera di Martin Lutero nel XV secolo).

Tradurre è tradire? Una querelle senza fine

Una delle frasi che più spesso si sente pronunciare in riferimento alla professione di traduttore è senza ombra di dubbio: “Tradurre è anche un po’ tradire”, un’espressione che fa riferimento al fatto che qualunque tipo di manipolazione linguistica andrà necessariamente a diluire parte del significato originale, di fatto impoverendo il testo originale se non addirittura stravolgendolo. Ma è realmente così? La risposta a questa domanda non è così banale. Non si tratta certo di una querelle recente. Basti pensare al fenomeno delle Belles infidèles del XVII secolo, traduzioni di testi corretti e rivisti al fine di rendere gli originali più adatti ai gusti dei lettori del tempo. La pubblicazione di volumi simili portò alla storica divisione tra perrotins e anti perrotins: i primi erano seguaci del padre delle Belle infidèles Nicolas Perrot d’Ablancourt, mentre i secondi erano i sostenitori di una traduzione assolutamente rigorosa, precisa e scrupolosa rispetto all’originale. Esiste, dunque, una reale soluzione a questo problema (sempre che di problema si possa parlare)? Forse no. Non c’è dubbio che nel passaggio da una lingua all’altra qualche elemento si perda, è un processo naturale e per molti versi inevitabile, ma non dipende certo da mancanze o dall’impreparazione del traduttore: spesso, infatti, barriere culturali insormontabili costringono il traduttore a “licenze poetiche” fondamentali che rendono il testo più fruibile al proprio pubblico. Se un traduttore riesce a far comprendere un messaggio scritto espresso in un’altra lingua, d’altra parte, può dirsi comunque soddisfatto del lavoro svolto. Basti pensare, giusto per fare un esempio, al lavoro mastodontico fatto con l’adattamento italiano di un bestseller come ‘Harry Potter’.

Dove studiare in Italia per diventare traduttori

Chi è interessato ad avvicinarsi al mestiere del traduttore deve prima di tutto essere consapevole che, in Italia, la traduzione specialistica è un corso di laurea magistrale per il quale servirà in primis un diploma di laurea triennale in una qualunque facoltà di Mediazione Linguistica, Scienze della Mediazione Linguistica o di Lingue e letterature straniere. Nelle università che offrono questo corso di laurea (le più celebri sono senza ombra di dubbio quelle di Forlì e Trieste) gli studenti vengono formati soprattutto a livello di traduzione di testi tecnici (con il supporto di tool specifici, come per esempio Trados), di sottotitolaggio e testi letterari.