'Everyday Life', l'ottavo album in studio dei Coldplay uscirà venerdì 22 novembre, ma la band britannica ha annunciato che il disco non sarà seguito dal tradizionale tour di concerti dal vivo. Chris Martin ha infatti dichiarato che "abbiamo deciso di prenderci uno o due anni di tempo per capire come mettere in campo una tournée che non sia solamente sostenibile per l'ambiente, ma che sia anche effettivamente benefica".
Il nuovo album dei Coldplay
'Everyday Life' è un disco doppio e in occasione dell'uscita a livello globale, il 22 novembre, i Coldplay lo suoneranno nella sua interezza ad Amman, in Giordania. Sono previsti due live, uno al mattino (quando eseguiranno i brani della prima parte dell'album, intitolata 'Sunrise') e uno la sera (quando toccherà alle canzoni della seconda, cioè 'Sunset').
Gli eventi saranno trasmessi in diretta streaming su YouTube e successivamente è previsto un concerto presso il museo di storia naturale di Londra, il 25 novembre (gli incassi saranno devoluti a un'organizzazione ambientalista). Poi basta, fino a quando musica ed ecologia potranno andare a braccetto.
Gli enormi problemi di un tour sostenibile
L'annuncio dei Coldplay è stato accolto con soddisfazione dal WWF e da altre organizzazioni ambientaliste. Ma, come dice il proverbio, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Calcolare infatti la cosiddetta carbon footprint di un evento di questa scala è piuttosto difficile (per carbon footprint si intende la stima delle emissioni di gas sera causate da un prodotto, servizio, evento, individuo od organizzazione).
Se guardiamo al tour precedente di Chris Martin e soci, scopriamo che fra il 2016 e il 2017 hanno tenuto un totale di 122 concerti in cinque nazioni, portandosi dietro 118 persone di crew e 32 tir. E il problema non è solamente spostare musicisti, staff e attrezzature: il grosso delle emissioni è causato dai fan che si radunano in un dato luogo per assistere allo show. Secondo le stime più accreditate, l'impatto degli spettatori vale da solo il 33% della carbon footprint di un concerto. Parliamo di milioni di tonnellate di emissioni l'anno generate dall'industria musicale nel suo complesso.
La sfida costosissima dei Coldplay
Nel corso degli anni più recenti numerose band hanno adottato soluzioni per ridurre l'impronta di carbonio dei propri live: per esempio i Radiohead hanno sostituito i tradizionali fari del palco con dei LED (consumano meno), la band The 1975 ha smesso di produrre merchandise (anch'esso produce emissioni), mentre gli U2 hanno adottato celle a combustibile a idrogeno per fornire energia agli strumenti musicali, ai microfoni e alle luci.
La sfida dei Coldplay è però più ambiziosa: non vogliono cercare di essere "carbon neutral", ma di apportare un effettivo beneficio all'ambiente. Un obiettivo che non è solamente difficile da raggiungere, ma anche molto costoso per le tasche della band: oggi infatti i musicisti guadagnano soprattutto dalle tournée, perché il mercato dei dischi è crollato, e farne a meno significa rinunciare a guadagni considerevoli. Per capirci, il loro precedente tour ha prodotto incassi per 523 milioni di dollari.
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