Boule, la domestica-amante della casa in Vandea, era già il passato. Ma non quello più ingombrante, perché quando Georges Simenon va alla scoperta dell’America, il passato che più lo inquieta è un castello di accuse: collaborazionista. Collaborazionista perché avrebbe firmato un contratto con la casa di produzione Continental-Films (società francese finanziata dai tedeschi) per la trasposizione di alcuni suoi romanzi al cinema, per l’ombra del fratello Christian che, in Belgio era stato un membro del Rexismo, un movimento fascista e per – dicono – aver protetto proprio in Vandea alcuni rifugiati belgi. Ma l’America, davvero, anche per Simenon si materializza come un sogno di libertà. È l’autunno del 1945, Tigy, la moglie che ha sopportato i suoi tradimenti, è al suo fianco. Hanno due visti: Canada e Stati Uniti. L’occasione giusta per Simenon di raccontare il Nuovo Continente (lo farà per il France-Soir). Un reportage – pubblicato come i precedenti Dietro le quinte della polizia, Il Mediterraneo in barca, Europa 33 da Adelphi – in cui viene fuori l’altro Simenon, lo sguardo sul dettaglio che sia il frigorifero o le bottiglie di Coca-Cola (che "sa di dentifricio") in qualsiasi distributore di benzina. Con la Chevrolet parte dal Maine fino al Golfo del Messico. Quello che aveva definito un "banalissimo viaggio" diventa invece una tentazione per restare negli Stati Uniti, ma dieci dopo tornerà in Francia.
Nel frattempo le accuse di collaborazionismo sono crollate. Ha trovato un altro amore, la seconda moglie Denyse Ouimet (Tre camere a Manhattan) e anche il suo Maigret ha conosciuto New York (Maigret a New York). Ma al di là dei frigoriferi che America vede Simenon? Un Paese "dove nessuno si vergogna del proprio lavoro, qualunque esso sia". Che è uscito dalla guerra ancora più forte e che ha "una forte tensione verso l’allegria e la gioia di vivere". Ancora qualche anno – e l’anniversario dei 70 in questo 2024 è vicino – Bill Haley e i Comets pubblicheranno Rock Around the Clock. Il rock’n’roll che certificherà quella tensione verso l’allegria.
Matteo Massi