Roma, 29 ottobre 2024 – Dopo essere rimasta nascosta dalla giungla messicana, una gigantesca città perduta, costruita dalla civiltà Maya, è stata riportata alla luce. Ed è successo per caso, grazie ad una ricerca su Google.
Nello stato messicano sudorientale di Campeche, al confine con il Guatemala, sono state scoperte piramidi, strade rialzate, anfiteatri. Il grande complesso è stato chiamato Valeriana e si ritiene che sia il secondo sito Maya più grande mai scoperto. Gli archeologi hanno mappato ed esplorato tre aree, la cui superficie totale è pari a quella della città di Edimburgo.
La città segreta è stata scoperta “per caso” da uno dei membri del team di esploratori, mentre stava facendo una ricerca su Google: “Ero circa alla pagina 16 dei risultati di ricerca e ho trovato un'indagine laser effettuata da un'organizzazione messicana per il monitoraggio ambientale”, ha spiegato Luke Auld-Thomas, dottorando presso l'università statunitense di Tulane, alla Bbc.
Si trattava di un’indagine Lidar (Light Detection and Ranging), una tecnica di telerilevamento che sfrutta migliaia di impulsi laser sparati da un aereo per mappare gli oggetti sottostanti tramite la misurazione del tempo di ritorno del segnale. Una volta elaborati i dati e tradotti in una mappa, Auld-Thomas ha potuto vedere ciò che agli altri era sfuggito: un'enorme città antica, che potrebbe aver ospitato fino a 50.000 persone al suo apice, tra il 750 e l'850 d.C. Una cifra, stimano i ricercatori, superiore alla popolazione che vive attualmente nella regione.
Il professor Marcello Canuto, coautore della ricerca, afferma che la scoperta contribuisce a modificare l'idea diffusa nel pensiero occidentale secondo cui i tropici erano il luogo in cui “le civiltà andavano a morire”: al contrario, questa parte del mondo è stata sede di culture ricche e complesse, spiega. Non possiamo sapere con certezza cosa abbia portato alla scomparsa e all'abbandono della città, ma gli archeologi sostengono che il cambiamento climatico sia stato uno dei fattori principali.
Il sito scoperto dalla squadra di archeologi comprende 6,674 edifici. La città di Valeriana, che ha le caratteristiche di una capitale, aveva due centri principali con grandi edifici, collegati da fitte case e strade rialzate e con due piazze in cui si trovano dei templi piramidali, dove i Maya avrebbero praticato il loro culto, nascosto tesori e seppellito i loro morti. Nel sito è presente anche un ‘campo sportivo’, dove si giocava a un antico gioco con la palla.
La scoperta è particolarmente importante perché la civiltà Maya “pone ancora molti interrogativi riguardo alla natura della sue città e delle popolazioni circostanti, a causa della sua collocazione in una foresta inaccessibile”, spiega l’articolo pubblicato dal team su Antiquity. La professoressa Elizabeth Graham dell'University College di Londra, che non ha partecipato allo studio, ha spiegato alla Bbc che i risultati rafforzano l'idea che i Maya vivessero in città o paesi complessi piuttosto che in villaggi isolati.