Domenica 5 Gennaio 2025
BEATRICE BERTUCCIOLI
Cinema e Serie Tv

Un Leopardi pop, trasgressore e senza gobba

Arriva martedì e mercoledì su Raiuno la miniserie sul poeta di Recanati firmata da Sergio Rubini. Un biopic che si prende delle libertà

Arriva martedì e mercoledì su Raiuno la miniserie sul poeta di Recanati firmata da Sergio Rubini. Un biopic che si prende delle libertà

Arriva martedì e mercoledì su Raiuno la miniserie sul poeta di Recanati firmata da Sergio Rubini. Un biopic che si prende delle libertà

C’è il colera a Napoli, nel giugno 1837. Anche le chiese sono chiuse e i morti vengono seppelliti nelle fosse comuni. Ma Antonio Ranieri insiste, continua a bussare al portone di San Vitale perché vuole che al suo amico, il grande poeta Giacomo Leopardi, venga data degna sepoltura. Parte da qui Leopardi – Il poeta dell’Infinito, miniserie diretta da Sergio Rubini, in onda in prima serata su Raiuno, martedì 7 e mercoledì 8 gennaio.

Con Leonardo Maltese nel ruolo di Leopardi, Cristiano Caccamo in quello di Antonio Ranieri, Giusi Buscemi in quello della contessina Fanny Targioni Tozzetti. E ancora con Alessio Boni e Valentina Cervi a interpretare i severi e bigotti genitori del poeta, e Alessandro Preziosi il sacerdote, don Carmine, che, dopo molta riluttanza, apre le porte della Chiesa e ascolta da Ranieri il racconto della vita dell’amico defunto.

"Abbiamo voluto proporre Leopardi da un punto di vista nuovo, soprattutto togliendogli quella patina presepiale da figurina con la gobba, per restituire l’opera di un ingegno di cui siamo tutti fieri, un’icona pop eternamente giovane", spiega Rubini. "È una sorta di biopic che non segue alla lettera i fatti accaduti – sottolinea Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction – ma riporta in vita un personaggio modernissimo, in qualche modo un trasgressore".

Un racconto che, con frequenti passaggi temporali, ricostruisce la vita di Leopardi fin dall’infanzia, vissuta come da recluso nella casa di Recanati per l’opprimente severità dei genitori. Un Leopardi gracile, malaticcio, ma qui senza gobba. "Perché ho cercato di raccontare il suo pensiero, la sua visione del mondo piuttosto che la sua fisicità", precisa Rubini.

Non l’unica ‘libertà narrativa’ che si è concesso. Infatti ha anche immaginato che Leopardi avesse scritto una serie di lettere d’amore alla contessina Fanny, firmandole Antonio Ranieri, all’insaputa del suo stesso amico.

"Abbiamo cercato di raccontare la storia di un intellettuale incompreso dai suoi contemporanei e il cui pensiero è quanto mai attuale oggi. Ne è prova il sospetto che nutriva nei confronti della scienza, da cui erano affascinati i progressisti dell’epoca, e che ci riporta a quello che stiamo vivendo con l’Intelligenza artificiale". E ancora attuale, prosegue Rubini, per la sua diffidenza "nei confronti della politica che si preoccupa di masse felici e non di individui felici, mentre Leopardi ha sempre messo l’uomo al centro della scena".

Un progetto, questo su Leopardi, a cui Rubini pensava da tanto. "Con il produttore Beppe Caschetto avevamo provato a fare questo lavoro in Rai vent’anni fa, ma non ci eravamo riusciti. Penso che la televisione sia cambiata nel profondo. Ora con Beppe abbiamo scelto di farlo con la Rai, e lo dico con grandissimo orgoglio. Perché noi gente di cinema e di spettacolo, negli anni scorsi abbiamo subìto una certa fascinazione nei confronti delle piattaforme che arrivano dall’estero. Si pensa di essere meno provinciali strizzando l’occhio a chi arriva da fuori. Poi io, e penso anche tanti colleghi, abbiamo capito che eravamo nel pieno di un’invasione. Posso dire anche di una colonizzazione. Puntare invece sull’azienda di Stato, significa puntare sulla nostra storia. E la nostra storia dobbiamo raccontarla noi".