Mercoledì 2 Ottobre 2024
BENEDETTA CUCCI
Cinema e Serie Tv

Tutto su De Sica, il primo vero divo italiano

A Bologna una mostra dedicata a Vittorio, attore e regista di respiro mondiale. Oggetti simbolo una statuetta (gli Oscar) e una bicicletta (il film del 1948)

Tutto su De Sica, il primo vero divo italiano

Tutti De Sica in mostra a Bologna: Vittorio al trucco ai tempi della rivista Za Bum, 1931-’33 (Archivio Giuditta Rissone-Emi De Sica)

Bologna, 2 ottobre 2024 – È quando si riemerge sotto il cielo di Bologna salendo le scale e avvistando le Due Torri, che si comprende il titolo della mostra: hai appena fatto un viaggio al centro di Vittorio De Sica, delle sue centomila vite e personaggi e lo sei diventato un po’ anche tu visitatore. Succede così quando si risale la Galleria Modernissimo, alla fine del percorso di Tutti De Sica. Regista e interprete, l’esposizione curata dal direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli, che si è inaugurata ieri alla presenza di Christian De Sica, dove si entra nella vita in scena, sul set, dietro la macchina da presa e davanti allo specchio, nel privato, tra i pensieri, i trionfi e la memorabilia, del primo vero divo moderno e mondiale del cinema italiano che, per non indossare la camicia nera imposta dal fascismo agli attori, passò alla regia. E divenne il padre del neorealismo da Oscar, perché Sciuscià del 1946 e Ladri di biciclette del 1948 si aggiudicarono la statuetta per il miglior film straniero (poi vennero Ieri, oggi, domani del 1963 e Il giardino dei Finzi Contini del 1972), una delle quali visibile anche in mostra con la mitica bicicletta del film.

Sono questi due degli oggetti che faranno immergere il pubblico in un’esistenza che qui diviene una vita parallela, accanto a manifesti originali, carteggi, copioni, parrucche di scena e cipria, costumi originali per saltare da un personaggio all’altro – la sottoveste tutta trasparenze di Piero Tosi per Sophia Loren nel ruolo di Filomena Marturano in Matrimonio all’italiana diretto da De Sica nel 1964 – e fotografie, tantissime fotografie, a cominciare da quella di un De Sica sedicenne che ha un piccolo ruolo in un film muto.

La mostra, visibile fino al 12 gennaio, era nata dieci anni fa a Roma, all’Ara Pacis, "su un’intuizione di Camilla Morabito – come racconta Farinelli – che ci cambiò la vita, perché abbiamo incontrato i figli di De Sica. Per me è impossibile non ricordare quando ho suonato in via Barnaba Oriani 8 e mi ha risposto la voce di Emi che aveva esattamente la voce di Vittorio. Lei mi ha fatto scoprire questo archivio pazzesco che la madre Giuditta Rissone, la prima moglie di De Sica, aveva accumulato e conservato". E prosegue, ringraziando i figli e le figlie di Emi che oggi non c’è più, come Manuel De Sica: "È stata un’esperienza che mi ha permesso di scoprire tante sfaccettature di questo artista, e lo è stato anche lavorare con Christian e con Manuel, che a sua volta aveva un archivio che María Mercader, la seconda moglie di De Sica, aveva conservato".

Suddivisa in un prologo dedicato a Pirandello e dodici sezioni, Tutti De Sica vive in un ambiente decò creato “poeticamente“ da Giancarlo Basili – che ha immaginato un ipotetico appartamento dell’artista – e non è solo una celebrazione. Racconta l’evoluzione di De Sica come regista e attore, a cominciare dal sodalizio artistico con Cesare Zavattini, iniziato nel 1939, passando per la popolarità raggiunta con le incisioni discografiche e fino al rapporto con la politica in un’Italia a cavallo degli anni ’50. Un sodalizio che ricorda anche Christian De Sica in un incontro con Farinelli e col pubblico ricco di aneddoti e una certa tenerezza, soprattutto quando vede sullo schermo uno spezzone de L’Affaire Clémenceau restaurato in cui il padre appena sedicenne recita accanto alla grande diva dell’epoca Francesca Bertini. "Ma davvero ce l’hai? Ma hai davvero tutto!" dice al direttore della Cineteca.

Si parla degli Oscar e De Sica racconta che suo padre non andò mai a ritirare una sola statuetta. "Perché non vai a fare il red carpet? Gli chiesi quando aveva vinto per Il giardino dei Finzi Contini. Lui mi rispose: “chi se ne frega, tanto l’ho vinto, me lo portano“, poi invece il produttore se lo tenne, ma lui era fatto così. Poi magari andava a giocare a Montecarlo". E prosegue: "Ricordo quando stava girando Montecarlo con Marlene Dietrich (film del ’56, Christian è nato nel ’51, ndr) e si era giocato tutta la paga, così andammo a trovarlo a Nizza per dargli un po’ di soldi e lui si è presentato con le tasche fuori dalla giacca. La sera ci troviamo a cena con Onassis, padrone del Casinò e la Callas, Ranieri e Grace Kelly. Uscendo dal Casinò Onassis gli dice che quello che ha perso ieri sera gli servirà per rifare tutte le aiuole. E papà: “Christian, un giorno tutto questo sarà tuo“".