Lunedì 24 Marzo 2025
MANUELA SANTACATTERINA
Cinema e Serie Tv

'The Studio': la satira su Hollywood firmata da Seth Rogen

Una riflessione comica sull'annosa diatriba tra arte e profitto. Tra le guest star della serie Apple TV+ Zac Efron, Ron Howard, Charlize Theron e Martin Scorsese

Un'immagine di 'The Studio', dal 26 marzo su Apple TV+

Un'immagine di 'The Studio', dal 26 marzo su Apple TV+

"Se la Warner Bros. riesce a fare un fottuto miliardo di dollari con le tette di plastica di una bambola senza figa, dovremmo essere in grado di fare due miliardi di dollari con il marchio storico di Kool-Aid". È la “raffinata” riflessione del Ceo dei Continental Studios (uno scatenato Bryan Cranston) su 'Barbie' di Greta Gerwig quella che si può ascoltare nel primo episodio di 'The Studio'. La serie creata da Seth Rogen – anche protagonista e regista - insieme a Evan Goldberg, Peter Huyck, Alex Gregory, Frida Perez per Apple TV+. Dieci episodi dal 26 marzo sulla piattaforma che vedono Rogen nei panni di Matt Remick, il neo-nominato capo degli Studios chiamato a salvare la società in difficoltà in un settore attraversato da cambiamenti socio-economici in un momento di grande crisi. Matt è un vero cinefilo, un'appassionato sostenitore della settima arte che ama la pellicola e conosce a menadito la storia del cinema.

A Hollywood ha dato vita a una saga sui supereroi da 4 miliardi di dollari al botteghino. Ma una volta che siede sulla sedia da dirigente dei Continental Studios deve fare i conti con le richieste dei piani alti - che vogliono incassare una montagna di soldi producendo film che di artistico hanno ben poco - e la sua vocazione a realizzare grandi opere. Un bel grattacapo, insomma. Profondamente insicuro e privo di quella risolutezza necessaria per prendere decisioni scomode, Matt è un disastro ambulante. Tutte le volte che con il suo team (interpretato da Ike Barinholtz, Chase Sui Wonders e Kathryn Hahn) si mette a lavorare su un film che nel suo intento dovrebbe diventare l'ibrido perfetto tra intrattenimento e grande cinema, finisce per combinare un guaio. È una commedia metacinematografica 'The Studio' che si interroga sull'annosa questione dell'arte contrapposta al profitto, il tutto prendendosi gioco delle nevrosi e della falsità di Hollywood (dai casting multirazziali alle cerimonie di premiazione fino all'intelligenza artificiale). Mentre la fabbrica dei sogni è sempre più consumata dalla sua ossessione per gli incassi stratosferici, il valore dei titoli prodotti ne risente amaramente.

Una fotografia colma di sarcasmo della realtà. Affrontando tematiche come le ingerenze produttive, l'algoritmo e le proprietà intellettuali strizzate fino al midollo, 'The Studio' guarda con nostalgia ai tempi della New Hollywood (alla quale porge omaggio fin dalla sigla). La serie è arricchita da un cast a dir poco stellare che spazia da Paul Dano a Zac Efron passando per Olivia Wilde, Sarah Polley, Ron Howard, Zoë Kravitz, Anthony Mackie, Charlize Theron, Steve Buscemi, Adam Scott e perfino un Martin Scorsese ridotto in lacrime dalle dubbie competenze produttive di Remick.

"Sono in ritardo di 30 anni per questa fottuta industria. Mi sono cacciato in tutto questo perché amo i film. Ma ora ho paura che il mio lavoro sia rovinarli", riflette sconsolato il nuovo capo dei Continental Studios mentre si accorge della difficoltà di riuscire a portare avanti la sua idea di intrattenimento. Per trasmettere quel senso di impetuosa frenesia che attraversa la vita del protagonista e il suo lavoro dietro le quinte, 'The Studio' è caratterizzato da lunghi piano sequenza vertiginosi e da un'incessante colonna sonora jazz. Talmente stratificata e citazionista, 'The Studio' dedica ogni episodio a uno dei fiaschi di Remick finendo per infondere nella commedia anche altri generi. Ne è un esempio l'episodio quattro, 'The Missing Reel', in cui l'indagine per ritrovare la bobina scomparsa di un film si trasforma in un noir. Mostrando il volto cinico, bugiardo e votato al verde dei dollari dell'industria cinematografica, 'The Studio' non dimentica però che anche Hollywood ha un cuore. Perché “quando tutto torna e fai un buon film, è buono per sempre".