
Millie Bobby Brown in una scena di 'The Electric State'
"Mr Peanut ha firmato un trattato di resa con il presidente Clinton oggi". Dove Mr Peanut è l'ex mascotte promozionale della Planter, un'azienda statunitense di snack. Ve la immaginate un'arachide antropomorfa che indossa un cappello a cilindro e il monocolo al fianco dell'inquilino della Casa Bianca? È quello che si sono figurati i fratelli Joe e Anthony Russo – insieme agli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely – in 'The Electric State'. La commedia fantascientifica, dal 14 marzo su Netflix, ispirata all'omonima graphic novel dell’artista sci-fi svedese Simon Stålenhag (sebbene se ne discosti parecchio). Ma cosa ci fa una nocciolina robotica senziente accanto alla più alta carica politica degli Stati Uniti? Nelle prime immagini del film, ambientato negli anni Novanta, scopriamo un passato alternativo in cui i robot parlanti, inventati tempo prima da Walt Disney per divertire i visitatori dei suoi parchi a tema, sono diventati parte integrante della società. Ma la loro richiesta di diritti non viene accettata.
L'integrazione tra esseri umani e androidi fallisce scivolando in una guerra sedata grazie – incredibile ma vero – a un'altra invenzione tecnologica: il Neurocaster. Un visore VR messo a punto dal miliardario high-tech Ethan Skate (Stanley Tucci) che ha prima permesso ai militari di guidare droni cyborg a distanza e poi, a guerra finita, è diventato il passatempo preferito della popolazione completamente assuefatto alla realtà virtuale capace di riprodurre. Mentre i robot, sconfitti, sono stati confinati in una zona interdetta nel deserto del New Mexico. È lì che è diretta Michelle (Millie Bobby Brown), una ragazza rimasta orfana dopo un incidente in cui ha perso i genitori e l'amato fratello Christopher (Woody Norman). Ma forse il giovane non è morto. Cosmo, un robot con le sembianze del suo cartone preferito, sostiene di essere pilotato a distanza da lui e che ha bisogno del suo aiuto. Così i due si dirigono verso quell'area apparentemente impenetrabile. Nel loro viaggio incontrano il contrabbandiere Keats (Chris Pratt, che interpreta ormai sempre lo stesso personaggio) e il suo braccio destro, il robot Herman. Insieme scoprono che dietro la scomparsa di Christopher c'è molto più di quello che immaginavano.
Massacrato da buona parte della critica oltreoceano, 'The Electric State' – costato la cifra folle di 320 milioni di dollari - ha tante idee – alcune molto interessanti -, ma è pervaso da una certa confusione riguardante in primis la tecnologia sempre più preponderante nelle nostre vite. C'è un'ambivalenza – forse voluta – che non permette di afferrare fino in fondo il discorso portato avanti dai fratelli Russo che prendono in prestito a piene mani da tanto cinema passato e presente. In 'The Electric State' c'è Steven Spielberg (da 'E.T.' a 'Ready Player One) e George Lucas ('Indiana Jones'), così come 'Guardiani della galassia' e 'Wall-E'. Ma quello che manca è l'originalità dei titoli e dei registi citati.
È un film che fatica a catturare emotivamente lo spettatore, colpa anche di una sceneggiatura inefficace nello sfruttare il materiale di partenza. Basta pensare a un altro adattamento di un'opera di Stålenhag, 'Tales from the Loop' (su Prime Video), in cui tutta la complessità delle sue opere illustrate è stata custodita. Un peccato, perché le premesse per fare di 'The Electric State' un grande film c'erano tutte. Ma certe volte non bastano un grande cast e un grande budget. Serve la storia.