"Giocatore 456 bentornato nel gioco". Sono passati tre anni da quando Squid Game ha fatto il suo debutto su Netflix diventando un fenomeno globale. La prima stagione della serie creata da Hwang Dobg-hyuk è cresciuta esponenzialmente, grazie al passaparola, diventando il titolo più visto in assoluto della piattaforma – all’inizio non era neppure previsto il doppiaggio per il mercato italiano – oltre a registrare oltre quattro milioni di abbonati in più e 140 milioni di visualizzazioni solo nel primo mese di streaming (senza parlare del reality show ispirato al titolo). Ora, forte di una campagna editoriale e marketing iniziata al Lucca Comincs and Games e proseguita in giro per il mondo, la serie tv coreana torna con una seconda stagione (già candidata ai Golden Globes ancor prima dell’uscita).
Ambientata tre estati dopo la vittoria di Gi-hun (Lee Jung-jae) – che ha rinunciato ad andare negli Stati Uniti – Squid Game 2 vede il giocatore 456 deciso a rientrare nella spietata gara di sopravvivenza. Ma non c’è nessuna avida volontà di ottenere il nuovo premio in palio da 45,6 miliardi di won. Gi-hun ha un altro obiettivo in mente: smantellare la misteriosa e letale organizzazione che c’è dietro. E farà tutto ciò che è in suo potere per portarlo a compimento. Una metafora della nostra società dove a dettare le regole del gioco è il capitalismo e l’élite di potenti che governa il mondo a discapito di chi vive ai piedi della piramide sociale. Un tema molto caro al creatore Hwang Dobg-hyuk che non ha mai fatto mistero di aver ideato la serie nel 2009 in un momento di profonda crisi personale a causa dei debiti contratti.
Esattamente come i suoi personaggi, donne e uomini di ogni età che nello Squid Game vedono una possibilità di riscatto. Ma, in realtà, quell’occasione altro non è che l’allegoria della competitività insita nella nostra quotidianità. La legge del più forte, per cui, se sei debole, muori. Nei sette episodi che compongono la seconda stagione di Squid Game, la sceneggiatura pone molto l’accento su questi concetti già ampiamente sviscerati nel primo capitolo con un’attenzione particolare all’avidità insita nell’animo umano. Il risultato a tratti, però, è quello di un déjà vu per un racconto complessivamente manchevole di originalità e che impiega troppo tempo a entrare nel vivo del racconto. Nuovi personaggi – tra cui la transgender Hyun-Ju che ha sollevato polemiche poiché interpretata da un uomo cisgender, l’attore Park Sung-hoon – e nuovi giochi, ma dinamiche simili a ciò che abbiamo già visto in passato per una “stagione ponte“ che punta verso il terzo e conclusivo capitolo.
Era inevitabile dopo tanto successo che si decidesse di portare avanti il racconto (si vocifera anche di un possibile remake a firma David Fincher). Così come era una sfida riuscire a superare le aspettative di una serie ormai conosciuta in ogni angolo del globo. Sicuramente Squid Game 2 sarà vista da milioni di persone. Bisognerà però capire se supererà la prova più ardua: il gradimento del pubblico.