Mercoledì 31 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Cinema e Serie Tv

Chi era Roberto Herlitzka, il fuoriclasse che cinema e teatro piangono

L’attore torinese è morto a 86 anni, nella sua carriera è stato diretto anche da Ronconi, Lavia e Wertumller

Roberto Herlitzka mostra il Nastro d' argento vinto come miglior attore protagonista per il film  "Buongiorno, notte"

Roberto Herlitzka mostra il Nastro d' argento vinto come miglior attore protagonista per il film "Buongiorno, notte"

Aveva quella faccia scavata dalle rughe, come se fosse stato vecchio fin dall’eternità. Ma era anche leggero, ironico, sottile. Lo sguardo intelligentissimo, il passo lieve, l’eleganza assoluta. Roberto Herlitzka era un fuoriclasse, un fuoriclasse del teatro e del cinema. E dato che quella faccia smagrita, segnata dalle rughe ce l’aveva da sempre, speravamo – in qualche angolo dei nostri pensieri – che fosse immortale. Con lui, il teatro e il cinema sembravano diventare qualche altra cosa. Una questione di garbo, di intelligenza, di rivelazioni da cogliere attraverso la parola, lo sguardo, il gesto. Non sembrava un attore, sembrava il direttore d’orchestra dei nostri pensieri. Roberto Herlitzka se n’è andato, ieri, a 86 anni.

Era nato a Torino, il 2 ottobre 1937. Da qualche mese aveva perduto l’adorata moglie Chiara, e la perdita lo aveva segnato. Nel corso di una carriera lunga più di sessant’anni, Herlitzka ha vinto per due volte il premio Ubu come miglior attore teatrale, per due volte il premio Vittorio Gassman e per due volte il premio Flaiano. Al cinema, ha vinto il David di Donatello e il Nastro d’argento per la sua interpretazione di Aldo Moro in «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio. Nel 2013 aveva ricevuto un Nastro d’argento alla carriera. Un cognome complicato, difficile da pronunciare, con tutte quelle consonanti. Ma non lo aveva mai voluto cambiare. Era il ricordo della Mitteleuropa che viveva in lui, figlio di un ebreo cecoslovacco di Brno. «Herlitzka è un cognome complicato», riconosceva lui stesso, «ma non ho mai pensato di cambiarlo: con quella kappa mi ricordava Kafka».

La vita inizia subito in salita per lui: essere figlio di un ebreo nel 1937 non è proprio la cosa più facile di questo mondo. Nel 1938 in Italia vengono promulgate le leggi razziali, nel 1939 il padre emigra in Argentina per sfuggirvi: nel frattempo, si è separato dalla madre per sposare la pittrice Giorgina Lattes. Roberto si ritrova solo con la madre, riesce a salvarsi dale deportazioni usando il cognome di lei, Berruti. L’infanzia è di pane e guerra. Finito il conflitto, studia a Torino, poi appena può prende un biglietto di treno per Roma. Il teatro, da allievo di Orazio Costa.

È l’inizio di un cammino che lo porterà a lavorare con Gabriele Lavia, Luca Ronconi, Luigi Squarzina, con tutti i più grandi. L’anello di congiunzione fra il teatro e il cinema si chiama Lina Wertmuller: è lei che lo chiama per «Film d’amore e d’anarchia», che nel 1973 segna il suo debutto cinematografico. Con la Wertmuller, sua storica amica, lavora anche in numerosi spettacoli teatrali, e in molti film: «Pasqualino Settebellezze» del 1976, «Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo…» del 1983 e «Notte d’estate con profilo greco, occhio a mandorla e odore di basilico» del 1986. Intanto, prende parte all’epoca gloriosa degli sceneggiati Rai, è in «La Certosa di Parma» di Mauro Bolognini e in «Marcellino pane e vino» di Luigi Comencini. Al cinema, è in «Oci ciornie» di Nikita Mikhalkov, poi lavora con Gigi Magni per «In nome del popolo sovrano» e con Giuliano Montaldo in «Gli occhiali d’oro». È nel 1990 che Marco Bellocchio lo chiama per «Il sogno della farfalla».

E da allora, sarà una presenza importante nel cinema del regista di Bobbio. È del 2003 il film con cui si scolpisce nella memoria degli spettatori: «Buongiorno, notte» di Marco Bellocchio. Viene affidato a lui il personaggio chiave, quello del segretario della Democrazia cristiana Aldo Moro rapito e ucciso dai terroristi delle Brigate rosse. Fra gli altri film girati con Bellocchio ci sono «Bella addormentata», «Sangue del mio sangue» e «Fai bei sogni». Con Paolo Sorrentino, un breve ruolo, ma spassosissimo: quello del cardinale ossessionato dalla cucina, un cardinale gourmet, nel film «La grande bellezza», nel 2013. Con Sorrentino lavorerà ancora in «Loro», nel 2018, e parteciperà a «Notti magiche» di Paolo Virzì nel 2018. Nel 2021 collabora con Roberto Andò per «Il bambino nascosto» e, come voce, è in «Leonora addio» di Paolo Taviani, nel 2022.