Pescara, 18 novembre 2024 - Rigopiano "è stata una chiamata", racconta Pablo Trincia a Pescara, mentre nel Teatro Massimo presenta la docuserie Sky Original "E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano", che segue il podcast dedicato alla strage, erano le 16.49 del 18 gennaio 2017 quando una valanga ha travolto e cancellato l’hotel sul Gran Sasso. Accanto a lui il vicedirettore vicario di Sky, Omar Schillaci e la coautrice, Debora Campanella.
E non è casuale la scelta di Pescara, siamo nel territorio ferito dalla tragedia, c’è il desiderio di documentare, in qualche modo di ‘restituire’. Alle 19 la proiezione dell’anteprima.
La docuserie Sky su Rigopiano
La docuserie arriva in tv dal 20 novembre: 5 episodi prodotti da Sky Italia e Sky Tg24 e realizzati in collaborazione con Chora Media, in esclusiva su Sky TG24, Sky Documentaries e Sky Crime, in streaming su Now, in chiaro sul canale 50 del digitale terrestre e on demand.
Le lacrime di familiari e scampati
Viene da piangere a tutti, non solo ai superstiti e ai familiari seduti in prima fila, ci sono Giampaolo Matrone rimasto sepolto sotto la neve per 62 ore – ”L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano”, s’intitola il suo libro –, Emira De Acetis e Rossella Del Rosso, moglie e sorella di Roberto, l'ex proprietario del resort a 4 stelle travolto da una valanga il 18 gennaio 2017, tra le 29 vittime, "per lui Rigopiano era la vita".
E c’è Marco Foresta, orfano di Tobia e Bianca, "ci ha aperto casa, ci ha mostrato con grande generosità gli ultimi ricordi di mamma e papà”, lo presenta Trincia. Marco piange, in piedi in una sala affollata di tv e taccuini, dice che per la prima volta è riuscito a parlare con un giornalista "come se fosse uno di famiglia", per la prima volta ha mostrato quegli oggetti che aveva sempre tenuto chiusi in una busta.
Un viaggio nelle carte e nel dolore
Quello di Trincia è un viaggio nelle carte del processo ma anche nel cuore delle persone. Un viaggio emotivo "le famiglie mi hanno aperto le loro case, le stanze di chi non c'è più. La rabbia, la paura, il dolore vanno raccontati. Le persone devono sentire con il corpo cosa è successo, ascoltando il podcast e vedendo la serie. Questo è importante, per arrivare in profondità".
La serie e il podcast ci portano dentro i resti dell'hotel, di grandissimo impatto l'idea del regista e coautore Paolo Negro di proiettare da dentro le rovine gli ultimi video dei prigionieri. E sempre sua è la definizione di Rigopiano come "moderna Pompei", "per me quel luogo dovrebbe diventare un memoriale", è la suggestione che aggiunge Trincia.
"Quelle immagini sono come fantasmi – sta dicendo il regista -. E mi è sembrato necessario e utile, per rendere questo messaggio di giustizia, proiettare i video lì, in quel luogo che per loro è stato l’ultimo, mi è sembrato dovuto e necessario,
a nche per il loro bisogno di giustizia”.“Rigopiano è stata una chiamata”
La strage più pesante dal dopoguerra in montagna, svela il giornalista, è stata richiesta gran voce al pubblico, “dopo il racconto della Costa Concordia in tanti hanno cominciato a scrivermi in privato, tutti mi ripetevano, occupati di Rigopiano. Mi sono reso conto che c’era un’esigenza”. Perché in quella strage “ci identifichiamo tutti, quelle persone erano vulnerabili e terrorizzate, anche dalle scosse di terremoto. In un racconto lo stato d’animo delle persone è parte della storia”.
Quindi lavoro di inchiesta sulle carte ma non solo, “questo viaggio è stato emotivamente molto faticoso”, come quando ho parlato con Giampaolo Matrone “e a un certo punto dell’intervista mi sono dovuto allontanare, non ce la facevo”.
“Vi racconto l’anima di Rigopiano”
Rossella Del Rosso appare nella serie e racconta quel luogo da sempre ritrovo di famiglia, “ho desiderato restituire un’anima all’hotel, che era il sogno della vita di Roberto, era un bambino di 8 anni quando ci è andato per la prima volta”.
L’attesa della Cassazione
E si affaccia l'attesa per la Cassazione. “Non è stata fatta giustizia e sono convinto che non cambierà nulla, non credo che lo Stato possa andare a condannare lo Stato. Purtroppo abbiamo fatto una lotta contro i mulini a vento”, non ha dubbi Foresta. E Matrone: “Non so cosa aspettarmi. Se confermano quello che è stato fatto fino ad ora, secondo me non c’è stata giustizia nei confronti dei familiari e delle vittime. Se invece viene ribaltata la sentenza e si ricomincia tutto da capo, sicuramente i reati andranno in prescrizione, tra qualche anno avremo anche i responsabili ma nessuno pagherà”.