Lunedì 9 Settembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Cinema e Serie Tv

Riccardo Scamarcio: "Basta tagli al cinema, un ministro non può pensare agli incassi"

L’attore: sbagliato pensare che solo i film che sbancano siano di qualità. Al Governo dico che anche il grande schermo contribuisce al Made in Italy"

L'attore Riccardo Scamarcio

L'attore Riccardo Scamarcio

Roma, 8 settembre 2024 – «Pensare che un film che incassa sia necessariamente un film di qualità, e che un film incassa poco non lo sia, è un ragionamento profondamente sbagliato. Ci sono film meravigliosi che sono stati visti pochissimo, al cinema. E che magari, con il tempo, sono stati riconosciuti come capolavori. Dobbiamo capire che cosa vogliono: se il ministero della Cultura antepone il business a tutto il resto, allora il cinema italiano può anche chiudere». Riccardo Scamarcio, protagonista del cinema italiano come attore, ma anche come produttore, è in partenza per San Sebastian, dove presenterà in anteprima mondiale ‘Modì’. Scamarcio, nella sua ultima lettera prima delle dimissioni, l’ex ministro Gennaro Sangiuliano torna sulla questione dei finanziamenti statali ai film. Dice: «Ho scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema cercando più efficienza e meno sprechi». «Il Governo dovrebbe considerare il cinema un settore strategico, per la promozione e l’evoluzione culturale del Paese. È un’opportunità per divulgare la nostra cultura nel mondo. Se questo ‘meno sprechi’ significa tagli, è in totale controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Germania e Spagna». Quindi lei è a favore dei finanziamenti pubblici ai film.

«Sì. Altrimenti, facciamo fare soltanto film che incassano: film per bambini e film di intrattenimento. E cancelliamo tutto il resto. I casi recenti parlano chiaro: solo i film di Milani – ‘Un mondo a parte’ – e della Cortellesi, ‘C’è ancora domani’, hanno fatto grandi incassi. E tutto il resto? Che facciamo allora, vogliamo chiudere il cinema italiano?». L’ex ministro ha parlato di «sprechi». «Visto che il Governo ci tiene molto alla identità nazionale dei nostri prodotti, il cinema è davvero l’espressione di un Paese, è il suo specchio, e può promuovere la nostra immagine nel mondo. Dovrebbero prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di aumentare gli investimenti, non di tagliarli». Nella riforma appena varata sui contributi al cinema, si chiede ai produttori di «garantire la qualità del prodotto e un pubblico numeroso»… «Questo vuol dire consegnare nelle mani dei distributori più forti il potere di fare nascere dei film o no. È chiaro che a questo punto i distributori cercheranno di andare sul sicuro, privilegiando attori già noti e storie sicure, facili. In questo modo, non si investirà mai su un giovane regista». A questo punto, che cosa direbbe al nuovo ministro della cultura Alessandro Giuli? «In bocca al lupo. Gli direi di parlare con coloro che il cinema lo fanno, di non isolarsi. Questo non è il momento della divisione, ma della coesione. Gli consiglierei di aprire un dialogo, di non avere preconcetti». Aleggia questo luogo comune: «Il cinema italiano fa film pagati con i soldi dello Stato che non fanno una lira».

«Il cinema è uno strumento importantissimo, una parte del made in Italy. La cultura va protetta, e il cinema è cultura. Se ne facciamo soltanto a una questione di business, abbiamo sbagliato tutto». Nanni Moretti ha detto: «Bisogna che i cineasti siano più reattivi contro questa pessima legge sul cinema»…

«Nanni Moretti non le manda a dire. Ma come quasi sempre, ha ragione».

Tornando agli scontri sui finanziamenti ai film, ieri un gruppo di lavoratrici e lavoratori del mondo del cinema e dell’audiovisivo, raccolti sotto l’hashtag #siamoaititolidicoda, ha scritto a Giuli attaccando «l’ultima decisione presa dall’ex ministro Sangiuliano: la nomina dei membri della Commissione cinema», che dovrebbe scegliere i film da finanziare