Tre ragazzi in viaggio verso la Bulgaria, nell’Europa del 1991 in cui è appena crollato il Muro. Tutto dovrebbe essere più nuovo, più bello, più solare: ma non è detto. Inizia così il road movie Tornando a Est, scritto e diretto da Antonio Pisu, in uscita il 13 febbraio. È un viaggio in equilibrio fra commedia e spy story, la storia di tre amici interpretati da Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini. Quarant’anni, figlio dell’indimenticabile attore Raffaele Pisu, Antonio aveva già diretto nel 2020 Est, primo capitolo delle vicende di questi ragazzi.
Antonio, da dove nasce il desiderio di raccontare il seguito della prima vicenda? "Volevo capire come era cambiata la vita di questi personaggi. E indagare nella loro curiosità: vogliono andare a vedere com’è quel mondo dell’Est, vogliono verificare se davvero è tutto cambiato, dopo la caduta del Muro".
Il road movie ha un grande fascino… "Esattamente. Il viaggio è sempre una metafora, è l’immagine della ricerca. E i giovani, come i protagonisti del film, sono sempre in cerca. Pensano sempre che la loro vita possa essere diversa da come è. Questo è il sentimento che mi affascinava: la fame di cambiamento. Il viaggio è la metafora di tutto ciò".
Nasce tutto da una vicenda realmente accaduta? "Sì: è quella che ha vissuto, insieme ad altri amici, il produttore del film, Maurizio Paganelli. Abbiamo innestato nel racconto anche elementi di finzione, una spy story che vira sulla commedia. Ma soprattutto, mi piaceva raccontare l’Europa all’indomani della caduta del Muro, vista dagli occhi di tre ragazzi un po’ pasticcioni e naif".
Rispetto al primo film, ci sono degli innesti, nel cast? "Sì: c’è un ‘vilain’ interpretato dal bravissimo Cesare Bocci, il Mimì di ‘Montalbano’. Nel cast bulgaro c’è Zahary Baharov, che è un po’ il loro Pierfrancesco Favino, e Alexandra Vale".
Ha più sentito il suo amico Oliver Stone, che aveva avuto parole bellissime per il suo Est? "Non lo sento da un po’: il fatto che avesse definito Est un film affascinante e bello mi ha dato molta forza per proseguire. E di forza ce n’è bisogno, in un cinema italiano nel quale i produttori sono, davvero, degli eroi".