L’Italia le è rimasta nel cuore. Perché Nastassja Kinski, figlia di quel “furore di Dio“ che fu l’attore Klaus Kinski, attrice e modella tedesca, negli anni Ottanta icona internazionale di stile e bellezza, e protagonista di film come ‘Un sogno lungo un giorno’ di Francis Ford Coppola, di Paris, Texas di Wim Wenders, di Tess di Roman Polanski, nel nostro paese ha vissuto molti anni. E in italiano si esprime senza difficoltà. Ieri a Roma, ospite di “Alice nalla città“, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema, ha ricevuto il WomenLands Excellence Award Internation, riconoscimento assegnato a donne che hanno esercitato un’influenza positiva nel campo del costume e della cultura. Come lo era stata Anna Magnani, con la quale la Kinski sente una speciale affinità e della grande attrice italiana ha indossato uno storico e prezioso abito, sfilando sul tappeto rosso.
Nastassja, che rapporto ha conservato con l’Italia?
"Sono cresciuta qua, da piccola, e poi sono tornata da adolescente. E ho lavorato per tanti anni con registi italiani, persone speciali come Lina Wertmüller , donna fantastica, Sergio Rubini, che adoro, Francesco Maselli. Non tutte le attrici tedesche hanno avuto questa fortuna. E poi, una delle canzoni che amo di più è Anima di Pino Daniele. Ho vissuto in tanti paesi e posso dire che le canzoni italiane commuovono chi le ascolta, in tutto il mondo, anche se non ne capiscono le parole. Per me, la musica italiana racchiude l’anima di questo paese. E mi piacerebbe tanto fare un duetto con Zucchero".
Come attrice cosa ha fatto di recente?
"Vivo a Berlino e ho fatto un film in Germania che è uscito un anno fa, Die stillen Trabanten, di Thomas Stuber, con Martina Gedeck. Ma non so quando arriverà in Italia".
Le piacerebbe fare una regia?
"Forse, ma scrivere, e ho già scritto un paio di cose, mi piace di più".
Ha iniziato a fare cinema giovanissima. Si è sentita in qualche modo defraudata di una parte della vita?
"No, è molto di più quello che il cinema mi ha dato di quello che mi ha tolto. Grazie al cinema ho potuto conoscere il mondo e capirlo meglio, scoprendo le diverse culture".
Che consigli dà ai suoi figli (un ragazzo e due ragazze), in particolare a Sonja che ha iniziato a fare la modella?
"Nessuno è perfetto e con loro ho fatto del mio meglio. Devono sapere di essere forti, credere in se stessi e non ascoltare le cose negative. Devono anche essere consapevoli che se nella vita vuoi qualcosa, devi dare molto per ottenerla. Perché quello che ricevi, è frutto del tuo lavoro, del tuo credere in te".
Difficile da giovanissima girare alcune scene di nudo?
"Oggi ci sono delle protezioni che allora non c’erano. Era più imbarazzante, ora sarebbe diverso, la situazione verrebbe probabilmente gestita meglio. Una scena con una donna, può essere girata in tanti modi senza cambiare la sostanza del racconto. Per questo dico alle mie figlie che abbiamo la forza e il diritto di dire sì ma anche di dire no".
Qual è stato l’incontro che ha cambiato la sua carriera d’attrice?
"Sono stati tanti, certo quello con Wenders, con Wolfgang Petersen. E quello, a diciotto anni, con Polanski. Prima ero un’adolescente, mentre da quel momento ho iniziato ad amare profondamente questo lavoro, questo mondo, questi film bellissimi. Sono stata fortunata. Adesso sento sempre dire che il cinema è in crisi, ma non è così. Anche oggi in tutti i paesi, ci sono tanti film molto belli, che raccontano il nostro tempo".
Un tempo difficile.
"Un tempo in cui ci si divide, si fa la guerra ma anche dove molti cercano l’incontro, la pace. Come Greta Thunberg che con i suoi amici ebrei manifesta agitando cartelloni con scritto “Salviamo la Palestina“. Anche io sono ebrea ma dobbiamo salvare tutti. Salvarci tutti".