Martedì 23 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Cinema e Serie Tv

Mostra Venezia 2024: brividi erotici, orrori di guerra. "Niente come il cinema racconta la nostra epoca"

Pioggia di divi, da Phoenix e Gaga a Pitt e Clooney. In concorso Almodóvar, Larraín e cinque italiani. Barbera presenta il cartellone kolossal dell’81esima edizione: "Interpretiamo la contemporaneità"

Un brivido erotico scuoterà la Laguna. Sì perché "l’erotismo che da tempo sembrava bandito dagli schermi per un imperante perbenismo, è tornato in modo evidente". Lo sottolinea Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, presentando la 81ª edizione, in programma al Lido dal 28 agosto al 7 settembre. Un’edizione sontuosa, ricca di titoli, di registi prestigiosi, di divi, di proposte che invitano a riflettere sul passato e in cui si rispecchia il presente. "Perché nessuna arte come quella cinematografica – afferma Barbera – sa farsi interprete dei temi e degli umori della contemporaneità". E quindi, oltre alla ritrovata sessualità, non possono mancare i riferimenti alla guerra, o meglio alle guerre, di oggi e del passato.

Joker: Folie à Deux: Joaquin Phoenix e Lady Gaga diretti da Todd Phillips
Joker: Folie à Deux: Joaquin Phoenix e Lady Gaga diretti da Todd Phillips

Ad aprire la Mostra, fuori concorso, Beetlejuice Beetlejuice con cui Tim Burton recupera il personaggio del suo film del 1988 (ai tempi il sottotitolo italiano era Spiritello porcello : oggi improponibile) e che vedrà sfilare sul tappeto rosso da Monica Bellucci, compagna del regista, a Michael Keaton e Winona Ryder, da “Mercoledì Addams“ Jenna Ortega a Willem Dafoe. Film di chiusura, L’orto americano di Pupi Avati, "un racconto gotico – spiega Barbera – con rimandi al secondo dopoguerra ma anche con elementi soprannaturali".

Fuori concorso Wolfs di Jon Watts porterà al Lido i due super divi Brad Pitt e George Clooney, con un film tutto azione e adrenalina. In concorso, a contendersi tra gli altri il Leone d’oro che verrà assegnato dalla giuria presieduta da Isabelle Huppert, Pedro Almodóvar con The Room Next Door, con Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, primo film del regista spagnolo girato a New York, in inglese, e l’86enne Claude Lelouch che con Finalement realizza "in modo divertente, sorprendente, ammiccante, quasi un film testamentario, summa di tutto il suo cinema".

Ancora, il cileno Pablo Larraín, ultimamente “specializzato“ in visionarie biografie di donne straordinarie come quelle dedicate a Jackie (Kennedy-Natalie Portman, 2016) e Spencer (Lady Diana-Kristen Stewart, 2021) che questa volta in Maria ricostruisce gli ultimi giorni di vita della Callas, a Parigi, con Angelina Jolie – sicuramente il suo tappeto rosso sarà a debita distanza da quello dell’ex marito Brad Pitt – nel ruolo della grande soprano, con Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino nel cast e con i costumi firmati da Massimo Cantini Parrini. "Sono abiti nuovi, realizzati per il film, ma dopo avere esaminato tutta la documentazione fotografica – spiega Cantina Parrini – e quindi rispettando fedelmente quelli indossati dalla Callas negli spettacoli".

Nessuna anticipazione su Joker: folie à deux di Todd Philipps, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, ma bisogna ricordare che il Lido portò molta fortuna al primo Joker: Leone d’oro 2019, ebbe poi nel 2020 undici nomination agli Academy Awards e Phoenix si aggiudicò l’Oscar 2020 come migliore attore protagonista. Sempre in gara, Babygirl della regista olandese Halina Reijn è uno dei titoli che portano a Venezia una nuova ventata di erotismo, con Nicole Kidman che, manager affermata ma sessualmente insoddisfatta, intraprende una infuocata relazione sadomaso con il suo giovane assistente. E se Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt riporta agli anni Ottanta e al mondo delle pornodive come Moana Pozzi e Cicciolina e del loro agente Riccardo Schicchi (interpretato da Pietro Castellitto), "colui che ha portato il porno in Italia", Queer di Luca Guadagnino, girato quasi interamente a Cinecittà, basato sul romanzo di Williams S. Burroughs, ambientato a Città del Messico nel 1950, esplora fantasie erotiche omosessuali, con Daniel Craig in un ruolo per lui totalmente inedito, quasi un azzardo per un ex James Bond, "la prova della vita" di Craig, l’ha definita Barbera.

Il sesso e l’erotismo, dunque, ma non potevano mancare sguardi sulle guerre. In Why war? Amos Gitai ripropone lo scambio epistolare tra Einstein e Freud che si interrogano sulle conseguenze del secondo conflitto mondiale. Russian at war di Anastasia Trofimova è un racconto in prima persona della vita dei soldati russi al confine con l’Ucraina, mentre Ohia Zhurla offre la prospettiva dal fronte opposto, mostrando l’ultimo anno in Ucraina, in Song of Slow Burning Earth. Riporta al tempo della prima guerra mondiale e della terribile epidemia di spagnola il film di Gianni Amelio Campo di battaglia, e agli anni dell’ascesa di Mussolini al potere fino al delitto Matteotti, M – Il figlio del secolo, la serie Sky in otto episodi tratta dal romanzo di Antonio Scurati, con Luca Marinelli, diretta da Joe Wright. M sarà una delle quattro serie “d’autore“ in antreprima al Lido: tra queste, anche Disclaimer di Alfonso Cuarón (Leone d’oro per Roma, 2018), con Cate Blanchett.

E alle serie – ancora in controtendenza rispetto a Cannes – la Mostra dedica sempre più spazio. "Sempre più autori decidono di dirigere una serie per non avere limiti di durata. Ma, più che una serie – afferma Barbera – che sembra avere qualcosa di riduttivo, realizzano film. Lunghi, o anche lunghissimi. E gli stessi film, sono ormai sempre più lunghi". Infine, da ricordare, i due Leoni alla carriera: Sigourney Weaver e Peter Weir.