Giovedì 9 Gennaio 2025
MANUELA SANTACATTERINA
Cinema e Serie Tv

‘M - Il figlio del secolo’: l'opera magnifica e spudorata che distrugge il mito di Mussolini

Dall'interpretazione di Luca Marinelli alla regia di Joe Wright, dalla sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino all'incredibile sforzo produttivo e artistico. È la serie dell'anno

Luca Marinelli in una scena di M - Il figlio del secolo

Luca Marinelli in una scena di M - Il figlio del secolo

“Mi avete follemente odiato, perché mi amavate ancora”. È il Benito Mussolini di uno straordinario Luca Marinelli a pronunciare queste parole nel prologo di 'M – Il figlio del secolo', la serie Sky Original diretta da Joe Wright tratta dal best seller premio Strega di Antonio Scurati dal 10 gennaio su Sky e Now. Parole così tristemente vere perché capaci di sintetizzare il sentire ambivalente dell'Italia nei confronti dell'uomo che per vent'anni l'ha tenuta nella morsa della dittatura fascista. Scritta da Stefano Bises e Davide Serino – anche autori del soggetto di serie e di puntata insieme a Scurati – 'M – Il figlio del secolo', prodotta da Sky Studios e The Apartment, società del gruppo Fremantle, copre cinque anni della nostra storia, dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 al discorso in Parlamento di Mussolini nel 1925 all'indomani dell'omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti (Gaetano Bruno). Cinque anni che hanno cambiato la nostra storia e la cui ombra ancora aleggia su di noi.

Ma 'M.' non è affatto un'opera circoscritta ai nostri confini. E non solo per l'incredibile lavoro e sforzo produttivo e artistico – impossibile non menzionare le scenografie di Mauro Vanzati, i costumi di Massimo Cantini Parrini, la fotografia di Seamus McGarvey, le musiche di Tom Rowlands o il montaggio di Valerio Bonelli. La serie Sky ha una valenza che travalica le barriere culturali e linguistiche perché riguarda i governi e le società di mezzo mondo. “Make Italy Great Again”, dice a un certo punto guardando in camera il Mussolini di Marinelli infrangendo la quarta parete. Un chiaro riferimento allo slogan trumpiano. Perché il fascismo, “sintesi di tutte le affermazioni e di tutte le negazioni”, è il padre di tutti i populismi.

“C'è sempre un tempo in cui i popoli smarriti vanno verso le idee semplici”. E questo è il tempo in cui è ambientata la serie, ma anche il tempo in cui viviamo. Otto episodi, presentati fuori concorso a Venezia 81, il cui la sceneggiatura insieme allo sguardo esterno dell'inglese Joe Wright – che porta tutta la teatralità del suo cinema - hanno permesso di lavorare su un tono capace di racchiudere una continua ambivalenza. Il Mussolini di 'M.' è una bestia capace di annusare il tempo che tira, un vile, un traditore, un affabulatore. Un uomo che mente continuamente a chiunque, nel pubblico come nel privato. Solo a noi spettatori, guardandoci negli occhi, confida le sue vere intenzioni. Ma chi ha scritto, diretto e interpretato 'M.' ha saputo mantenere intatto quell'equilibrio fondamentale e necessario per non fare di Mussolini un uomo affascinante. Anzi, tutt'altro. Il Duce messo in scena dalla serie con il suo accento romagnolo, l'ossessione del sesso come rivendicazione di una certa idea di virilità maschile e il bisogno di nutrire la sua creatura di “caos, paura e odio”, è un uomo messo in scena in tutta la sua piccolezza morale.

Non c'è il mito in 'M.', bensì la sua distruzione. 'M – Il figlio del secolo' è una sfida vinta. Un'opera magnifica, audace, spudorata. Un film lungo otto ore con attori straordinari - Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Paolo Pierobon, Benedetta Cimatti, Vincenzo Nemolato - che parla di responsabilità individuale e collettiva, del ruolo e degli errori della stampa, del tornaconto politico in virtù del quale sacrificare una vita o un Paese. “Ogni epoca ne ha uno. Uno che pensa che i suoi sogni possano realizzarsi”. Joe Wright sul set di 'M – Il figlio del secolo' ha fatto stampare degli adesivi da attaccare alle macchine da presa che riproducevano la scritta sulla chitarra del musicista folk Woody Guthrie: “This Machine Kills Fascists” (“Questa macchina uccide i fascisti”). Noi, dal canto nostro, dovremmo provare a tenere a mente le parole di Giacomo Matteotti che ha pagato con la vita il coraggio e la responsabilità civile e politica di non restare in silenzio: “Il fascismo non cadrà da solo”.