“Un esempio da seguire piuttosto che un'anomalia da combattere”. Ci pensa Jacopo Barberis (Eduardo Scarpetta), giornalista ed ex (?) frequentazione di Lidia Poët, l'avvocata con il volto di Matilda De Angelis, a sintetizzare in una frase chi è la protagonista della serie Netflix, dal 30 ottobre sulla piattaforma con la seconda stagione. Ispirato alla vera storia della prima avvocata donna d'Italia, il nuovo capitolo riparte qualche tempo dopo la revoca dell'iscrizione di Lidia all’albo professionale. La giovane donna, però, non ha intenzione di vedersi negata la sua professione e decide di lottare. Trova un cavillo nell’editto Albertino e chiede di essere iscritta alle liste elettorali del comune. Il risultato? Viene arrestata e a tirarla fuori di prigione ci pensa il fratello Enrico (Pier Luigi Pasino). Ma la sua richiesta attira l'attenzione di alcuni politici e la moglie del senatore Cravero (Valentina Cervi), anch'essa impegnata in prima linea a combattere la discriminazione di genere, decide di aiutarla. Per poter cambiare lo status quo c'è bisogno che il Parlamento, un luogo nell'Ottocento al quale potevano accedere solo gli uomini, cambi le sue leggi. È così che Enrico Poët si candida alla camera per poter essere il portavoce delle istanze della sorella e portare avanti la sua proposta di legge contro la disparità tra uomini e donne nell'ambito lavorativo e sociale. Presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, “La legge di Lidia Poët” è creata da Guido Iuculano e Davide Orsini e scritta dagli stessi insieme a Flaminia Gressi. Sei episodi, diretti da Letizia Lamartire, Pippo Mezzapesa e Matteo Rovere – che produce con Groenlandia -, in cui alla trama verticale si intreccia quella orizzontale. Se le indagini di Lidia sono auto-conclusive, il racconto porta avanti le storie private dei personaggi. È così che questa seconda stagione continua a muoversi tra perentesi sentimentali e istanze sociali. Con l'entrata in scena del procuratore Fourneau (Gianmarco Saurino), Lidia si trova divisa tra due uomini e quella spinta alla libertà che la porta a non legarsi fino in fondo mai a nessuno “perché essere moglie e madre significherebbe perderla”. La seconda stagione si interroga sul costo della rinuncia personale in virtù di un obiettivo che, se raggiunto, si aprirebbe all'universale. “C'è sempre qualcosa di più importante dei diritti delle donne”, ammette beffardamente l'avvocata. La sua vita decide di dedicarla a cercare di cambiare rotta battendosi contro un sistema politico maschilista che non considera le donne alla pari. Miglior serie crime ai Nastri d’argento grandi serie del 2023 – e titolo italiano più visto al mondo a sei mesi dalla sua uscita con 85 milioni di ore viste -, “La legge di Lidia Poët” mantiene intatta quella sua attitudine pop e irriverente che si diverte a giocare con il contesto storico in cui si muove e vive la protagonista. Lo fa utilizzando un linguaggio moderno o regalandole quell'emancipazione sentimentale e sessuale impensabile per una donna dell'epoca, specie se di un ceto sociale così “rispettabile” come il suo. Perché l'indipendenza di una donna passa attraverso diverse forme libertà. Poter scegliere cosa diventare e quale professione intraprendere. Ma anche chi avere o non avere accanto. E perfino una serie tv può aiutarci a ricordarlo.
Cinema e Serie Tv‘Lidia Poët 2’, torna l'avvocata di Matilda De Angelis. E si batte per diritti delle donne