Martedì 23 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Cinema e Serie Tv

Le lacrime di Claudia: "La tragedia del bullismo è nel silenzio che uccide"

Pandolfi a Giffoni parla del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa“, in sala a ottobre "Non piango mai, ma ho sentito la responsabilità di restituire la verità".

Le lacrime di Claudia: "La tragedia del bullismo è nel silenzio che uccide"

Le lacrime di Claudia: "La tragedia del bullismo è nel silenzio che uccide"

GIFFONI (Salerno)

È una storia sbagliata, cantava Fabrizio De André a proposito della morte di Pier Paolo Pasolini. È una storia sbagliata, figlia del pregiudizio, della crudeltà, dello scherno, quella che ha portato alla morte di Andrea Spezzacatena, un ragazzo di appena quindici anni che, il 20 novembre 2012, venne trovato dal fratellino Daniele impiccato con una sciarpa alle scale di casa. Aveva festeggiato il compleanno sei giorni prima. È una storia sbagliata, ma proprio per questo bisogna raccontarla. Una storia di bullismo e cyberbullismo. Contro un ragazzo che aveva, come unica colpa, quella di avere indossato un giorno un paio di pantaloni scoloriti da un lavaggio sbagliato in lavatrice.

Basta poco, a volte, per finire nel mirino. Per vedere il proprio nome scritto sui muri di un liceo, o per vedere che qualcuno ha aperto una pagina Facebok solo per umiliarti. "Il ragazzo dai pantaloni rosa". Pochi like. Ma mesi di derisioni, e la sensazione di essere diverso. Quello di Andrea è il primo caso in Italia di cyberbullismo che ha portato al suicidio di un minore.

La sua storia, ora, è diventata un film. Tratto dal libro Andrea, oltre il pantalone rosa, edito da Graus. Lo ha scritto la madre di Andrea, Teresa Manes. Che, da quel tremendo giorno di novembre, non ha mai smesso di lottare per fare conoscere la storia di suo figlio, per evitare ad altri le stesse sofferenze, e la stessa fine. Teresa Manes è giunta fino al Quirinale, dove il presidente Sergio Mattarella le ha conferito nel 2021 l’onorificenza di Cavaliere. Ed è stata consulente per il film, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 10 ottobre.

A interpretare Teresa Manes, nel film Il ragazzo dai pantaloni rosa, è Claudia Pandolfi. Che ieri era presente a Giffoni Experience, il festival che da sempre pone al centro della sua attenzione i ragazzi. Come spettatori, come creature in crescita, come parte del nostro futuro. Insieme a Claudia Pandolfi erano a Giffoni Teresa Manes, lo sceneggiatore del film Roberto Proia, Samuele Carrino – il ragazzo che interpreta Andrea – e Sara Ciocca, che interpreta la migliore amica di Andrea.

"È uno dei film più importanti della mia vita, professionalmente e umanamente", dice Claudia Pandolfi, cinquant’anni il prossimo novembre, molti film all’attivo, fra i quali alcuni dei più bei film di Paolo Virzì, da Ovosodo a La prima cosa bella. "Ho vissuto questo film due volte, come attrice e come madre", dice. E d’improvviso le scrosciano le lacrime. "Scusate, non piango mai: è la prima volta che mi accade in tutti questi mesi", dice, e si dimentica anche di prendere in mano il microfono. "Era così importante per me restituire la verità di Teresa, la madre di Andrea, e cercare di non deluderla. Mi sentivo la grande responsabilità di raccontare la forza, la grandezza, la dignità di questa donna che non si è chiusa nel suo lutto, ma ha continuato a lottare, ogni giorno, a portare la storia di Andrea nelle scuole, a raccontare ai ragazzi che cosa è successo, con grande generosità. Io non so se ci sarei riuscita".

"Le parole possono uccidere – dice Claudia Pandolfi – E anche il silenzio. Quanti di noi saprebbero difendere chi viene attaccato? Quando si crea un clima cameratesco contro qualcuno, diventa tremendo. Andrea si è sentito solo al mondo: lo ha ucciso il silenzio intorno a lui".

Sara Ciocca, che interpreta la migliore amica del ragazzo, ha una visione ancora più tagliente: "Il cyberbullismo è più subdolo del bullismo di un tempo: prima, il bullo era il ragazzo più grosso, aggressivo, arrogante. Ora, dietro una tastiera, si può nascondere chiunque. E il branco dei lupi a volte sono fragili, anche loro".

"Ho preso l’impegno di scrivere questo film come una grande opportunità", dice lo sceneggiatore Roberto Proia. "Ma per farlo, non bastava documentarsi, leggere ritagli di giornale, e neppure leggere il libro di Teresa: ci voleva Teresa. È stata lei la prima persona a leggere la sceneggiatura, e la persona grazie alla quale è nato questo film". Teresa, seduta fra i giornalisti, annuisce in silenzio.